NATALINO BENACCI
Cronaca

Arde il falò di Sant’Ilario. La tradizione va in scena con le fiamme al cielo

Successo di visitatori per l’evento all’oratorio vicino al castello del Piagnaro. Le prossime pire: Sant’Antonio il 17 gennaio e San Geminiano il 31 gennaio. .

Successo di visitatori per l’evento all’oratorio vicino al castello del Piagnaro. Le prossime pire: Sant’Antonio il 17 gennaio e San Geminiano il 31 gennaio. .

Successo di visitatori per l’evento all’oratorio vicino al castello del Piagnaro. Le prossime pire: Sant’Antonio il 17 gennaio e San Geminiano il 31 gennaio. .

E’ bruciato ieri alle 18 il primo dei tradizionali falò pontremolesi: quello dedicato a Sant’Ilario, oratorio vicino al castello del Piagnaro. Una pira che non vuole competere con i due falò maggiori di Sant’Antonio e San Geminiano, che daranno spettacolo rispettivamente il 17 il 31 gennaio, ma solo ricordare una tradizione avviata dalla fine del XIX° secolo accanto al tempietto costruito in stile neoclassico tra il 1880 e il 1887. Un’abitudine che aveva perso continuità, assicurata negli ultimi anni dagli appassionati abitanti dell’antico borgo. La gelida oscurità è stata folgorata da vibranti fiammate di calore che sono rimbalzate sulle medievali mura del fortilizio costruito nell’XI secolo, creando giochi di luce mirabolanti visibili perfettamente anche dai ponti storici del centro. E’ l’inizio dello spettacolo dei fuochi che caratterizza il mese di gennaio. "Quella dei falò è una meravigliosa storia – spiega Marco Cavellini, un residente del Piagnaro che è tra gli organizzatori –. Un tempo c’erano tanti falò che poi si sono estinti, sono rimasti solo quelli legati ad alcuni santi purificatori. Tutti i fuochi della Lunigiana ancora in vita sono proprio dedicati a queste figure: San Nicolò a Villafranca, Sant’Antonio Abate a Filattiera e Pontremoli dove c’è anche quello di san Geminiano, il patrono che fu anche vescovo di Modena. Ma qui i fuochi hanno però sempre avuto una valenza sociopolitica". La pira di Sant’Ilario è più contenuta rispetto agli altri due falò di Sant’Antonio e di San Geminiano che bruciano il 17 e il 31 gennaio ma è stata però molto applaudita da numerosi spettatori saliti al castello che hanno partecipato al consueto spuntino con prodotti locali che vengono offerti come augurio per il nuovo anno. Per tradizione arriva gente anche dal Parmense dove Sant’Ilario vanta un largo stuolo di fedeli. La notizia più antica sulla tradizione dei fuochi, registrata nei documenti storici, è conservata nella Cronaca del notaio Ser Marione Ferrari che racconta i falò accesi nel 1529 per festeggiare la presa di possesso della città concessa da Carlo V a Sinibaldo Fieschi. Attorno al mito dei falò sono sorte competizioni rituali all’interno dei borghi. A Pontremoli l’antica dualità tra guelfi e ghibellini si rinnova con la competizione tra le vicinie nella ’guerra del fuoco’sentito come un derby. Natalino Benacci