Ancora alta tensione in Arpat fra le Rsu dei lavoratori e la dirigenza, con il malumore messo nero su bianco in una lettera aperta che arriva fino ai vertici della Regione Toscana, indirizzata al presidente Eugenio Giani e all’assessore all’ambiente Monia Monni con il titolo che dà il senso della questione: "La lenta agonia di Arpat". I lavoratori di Arpat sono in stato di agitazione ormai dall’ottobre 2023 e il motivo sono le mancate assunzioni, le risorse che non arrivano per finanziare l’attività di un’agenzia che dovrebbe essenziale nella strategia regionale. "Un grido disperato di chi sta assistendo alla morte per asfissia dell’Agenzia che ha il grave compito di tutelare l’ambiente e, quindi, anche la salute dei cittadini toscani – scrivono le Rsu di Arpat –. Le cause di questo declino sono molteplici. Una direzione priva di ogni visione strategica ed alla quale non interessa né avere un’Agenzia capace ed autorevole né fornire ai cittadini utili strumenti e conoscenze per la prevenzione ambientale e la gestione del territorio. Una direzione che, oltre a condannare Arpat all’inerzia tecnica e operativa, è solerte nell’adottare politiche coercitive e vessatorie nei confronti del proprio personale, evitando il confronto sindacale o rendendolo vuoto e inconcludente, senza prendere alcuna vera decisione".
"Il nuovo modello organizzativo di Arpat – continuano i sindacalisti – adottato di recente sulla base di direttive della Regione Toscana, vuole trasformare l’Agenzia in un ’ufficio regionale’ con buona pace della terzietà stabilita per legge nazionale ed in controtendenza a un percorso condiviso tra Regione, Agenzia e organizzazioni sindacali, che aveva portato alla modifica della legge istitutiva riconoscendone la sua autonomia. Un percorso non concluso perché non è mai stata assicurata la certezza dei finanziamenti delle attività, presupposti fondamentali per una autonomia sostanziale e non solo formale".
Questione di risorse, prima di tutto, e di finanziamenti da cui dipende il funzionamento dell’Agenzia e, quindi, il suo futuro: "Quando i lavoratori dell’agenzia hanno proclamato lo stato di agitazione lo hanno fatto perché ritenevano insufficienti le risorse che la Regione destinava. In questi lunghi mesi il dialogo si è incomprensibilmente interrotto per scoprire che la situazione è diventata drammatica, perché le risorse sono addirittura diminuite di oltre 1 milione e 200 mila euro, dato che la Regione non ha coperto i recenti rinnovi contrattuali di comparto e dirigenza".
Un taglio di cui i lavoratori sono venuti a conoscenza soltanto grazie a un decreto del direttore generale che taglia le assunzioni nei prossimi 3 anni per decine di unità "portando la dotazione organica ai minimi storici senza alcuna assunzione per il 2027. Dalla lettura del bilancio preventivo emerge una situazione ancora più drammatica con la riduzione di oltre il 30 % delle spese per la formazione del personale e una ’razionalizzazione’ delle voci di spesa, che sinceramente abbiamo difficoltà a comprendere e a misurarne la portata. No, presidente Giani, non possiamo accettare il ridimensionamento della capacità operativa di Arpat né come lavoratori, né come cittadini – concludono le Rsu –. Chiediamo quindi con forza, il trasferimento integrale delle risorse dovute per il rinnovo contrattuale 2019-21 e analogo impegno per i futuri rinnovi; l’adeguamento annuale del bilancio di Arpat all’inflazione, per garantire il mantenimento della capacità di spesa; l’apertura di un tavolo tra Regione, direzione di Arpat e parti sindacali per condividere una riorganizzazione che garantisca il rilancio dell’Agenzia, la sua autonomia e terzietà e il riconoscimento di risorse certe e adeguate".