REDAZIONE MASSA CARRARA

Arte Dall’O e Moroder al Museo Diocesano

I due artisti saranno presenti venerdì al finissage della loro mostra ’Transito’. Confronto tra il sacro e i linguaggi contemporeanei

I due artisti saranno presenti venerdì al finissage della loro mostra ’Transito’. Confronto tra il sacro e i linguaggi contemporeanei

I due artisti saranno presenti venerdì al finissage della loro mostra ’Transito’. Confronto tra il sacro e i linguaggi contemporeanei

I due artisti di fama internazionale, Arnold Mario Dall’O (Bolzano, 1960) e Walter Moroder (Val Gardena, 1963), venerdì saranno al Museo Diocesano di Massa, in via Alberica, in occasione del finissage della loro mostra ’Transito’, curata da Daniele Lucchesi e realizzata in collaborazione con l’Associazione Quattro Coronati. Insieme a loro sarà presente lo stesso curatore, don Emanuele Borserini, direttore del Museo Diocesano, e la conservatrice Elena Scaravella. Durante l’evento sarà proiettato il video sulla mostra realizzato dal regista Giuseppe Joh Capozzolo. La mostra è ancora aperta oggi, domani e venerdì, dalle 15 alle 19.

Il percorso espositivo comprende 11 sculture di Moroder, 3 sculture e 8 dipinti di Dall’O e la mostra rientra in un progetto artistico all’interno di un percorso che da qualche anno vede il museo impegnato nel confronto tra arte sacra e antica con i linguaggi contemporanei, in stretta congiunzione con l’elemento della Natura. Su questo tema, al netto delle differenze tecniche, i due artisti condividono molti punti di vista e soprattutto una comune visione dell’arte e della realtà.

Allievo del grande Emilio Vedova, maestro dell’informale, Arnold Mario Dall’O è un artista che interpreta la pittura prima di tutto come elaborazione concettuale. L’immagine resta spesso riconoscibile, come nei fiori, ma la tecnica a puntini la rende evanescente come un’apparizione dal nulla o un sogno. Per Moroder, influenzato da tradizioni occidentali ma anche asiatiche, sudamericane e africane, il tema centrale delle sue sculture rimane il lavoro sulla figura umana, che emerge come esperienza. Il suo concetto di plasticità rifiuta il concetto di realismo e narratività a favore di un tempo sospeso affrancato dalla pesantezza della quotidianità. Sculture che testimoniano la riflessione sugli esiti estremi dell’arte plastica come quelli di Fontana che esorbitano la dimensione plastica per raggiungere quella architettonica.

Il transito del titolo allude a una condizione che oltrepassando la concezione d’instabilità e quella di stanzialità fisica e percettiva, aderisce idealmente a un’attitudine ’nomade’, che predispone l’artista a un’osservazione dinamica, in divenire, che si affranca al nostro orologio biologico e dai connessi parametri spaziali e temporali. Entrambi conferiscono alla pittura e alla scultura - arti dello spazio - connotazioni che si estendono alla sfera del tempo.

"Entrambi gli artisti – spiega Daniele Lucchesi – utilizzano i canoni di verosimiglianza e realismo per ricostruire immagini e forme che interrogano e coinvolgono senza sosta l’osservatore. Costringono quest’ultimo a un atteggiamento percettivo affrancato dalla passività fruitiva tipica dei media tecnologici odierni. Dall’O e Moroder continuano a scandagliare e tradurre in forme interpretabili, quei territori dell’invisibile – rendendoli visibili – dove non si deposita la polvere, perché in continuo movimento".