Arte Le ’visioni eccentriche’ di San Salvi

L’esposizione al Mug2 delle opere degli ex ospiti dell’ospedale psichiatrico fiorentino. Il curatore Antonio Natali: "Esprimono libertà"

Arte Le ’visioni eccentriche’ di San Salvi

L’esposizione al Mug2 delle opere degli ex ospiti dell’ospedale psichiatrico fiorentino. Il curatore Antonio Natali: "Esprimono libertà"

di Riccardo Jannello

Arriva al Mug 2 di via Alberica la mostra “Per vie celate: visioni eccentriche. Opere della Tinaia di Firenze”. Saranno esposti una serie di lavori, pittura ma anche manufatti, eseguiti dagli ospiti di quello che era l’ex manicomio di San Salvi. A curare la mostra nel museo diretto da Clara Mallegni è il professor Antonio Natali, già direttore degli Uffizi e uno dei massimi studiosi dell’arte a livello internazionale. La mostra sarà inaugurata dopo la metà di novembre, probabilmente il 22, e resterà aperta fino all’8 gennaio.

Professor Natali, follia ovvero genio?

"Io ragionerei più in senso artistico che non psichico. Il disagio psicologico, nervoso e anche intellettivo se curato bene può evolvere positivamente, certo nella storia dell’arte ci sono begli esempi di artisti considerati ‘diversi’ eppure con un dominio della tela straordinario, come Piero di Cosimo o Van Gogh o Ligabue".

Dei lavori esposti a Massa che cosa ci dice?

"Intanto che ho cercato di guardare queste opere, scelte fra le migliaia conservate dalla Tinaia, da storico e critico d’arte cercando di capirne l’intensità poetica ed espressiva, che poi è quello che mi interessa e che deve essere posto in primo piano, non se l’autore è considerato matto o no. Importante possa chiamarsi artista".

E che cosa ha scoperto?

"Studiandole come fossero quelle di qualsiasi pittore mi hanno davvero colpito perché comunicano sentimenti e non disagio, stati d’animo, impressioni, commozioni, proprio come le opere degli ‘altri’".

Un viaggio fra di esse dunque confortante?

"Direi proprio di sì osservando le opere da un punto di vista analitico offrono quelle sensazioni che fanno dire che la loro vena artistica è sincera e quindi questi autori sono la loro arte e non il loro disagio".

Qualche esempio? E ci vede qualche ispirazione?

"Certo il passato agisce quasi geneticamente su queste opere, ma poi riescono a trasmettere un qualcosa di nuovo. La serialità quasi ossessiva di Raugei per i piccoli oggetti è rimarchevole, come quella nel moto ritrattistico di Biffoli che evoca Wahrol: la triade sovietica che espongo a Massa propone un popolo di volti che probabilmente lo ha colpito a prescindere dalla ideologia e che poi si nota anche in una serie di ritratti naturalistici ricreati come persone a lui vicine. Un desiderio di trasmettere un messaggio e un’emozione forte: è questo che ho cercato nelle loro opere".

Che cosa ha spinto questi soggetti verso l’arte?

"La volontà di esprimere quel desiderio di creatività che nasce nella notte dei tempi che è una forma per dimostrare la propria dignità di persone. E per un credente come me non è difficile spiegarlo con quello che è scritto nella Genesi: Dio creò l’uomo a sua somiglianza, uomo e donna senza distinzione di genere".

La creatività viene fuori?

"In senso completo con un’autorevolezza che fa dimenticare il soggetto e che parla di amore verso questi gesti creativi come condizione qualificante dell’essere umano che diventa distruttivo solo quando è frustrato dalla sua incapacità di creare quello che vorrebbe".

Quale esigenza guida le opere in mostra?

"La libertà. Questi soggetti sono completamente liberi di fare ciò che vogliono e quindi trasmettono in questo modo il desiderio di un rapporto col mondo e con gli altri; un rapporto di relazione che non può essere né negato né enfatizzato. Ma che li rende artisti come tutti gli altri".