
Artigianato agrodolce. La Falegnameria resiste alle crisi di mercato. Ma i giovani la snobbano
Il calo dei semi-lavorati lapidei da una parte, il boom della nautica e il buon andamento della tenuta dell’edilizia e della serramentistica dall’altra. E’ un settore che va a due velocità quello della falegnameria che oggi deve fare i conti, come molti altri comparti artigiani, con l’aumento dei costi delle materie prime, prima tra le preoccupazioni per il 79% delle imprese e nell’ordine la difficoltà di reclutamento della manodopera che significa non riuscire ad assicurare un ricambio generazionale all’interno delle aziende per il futuro. A tracciare un quadro sullo stato di salute del settore, che in provincia di Massa Carrara poco meno di 200 imprese secondo i dati della Camera di commercio, per lo più di piccole dimensioni, è Cna. A delineare i contorni più aggiornati è l’indagine ’Il futuro del legno’ realizzata da Cna Toscana, in collaborazione con Fondazione Cna Opera. "Dal 2015 ad oggi in Toscana, le imprese artigiane di falegnameria si sono ridotte di circa il 20%, contro una contrazione del 16% a livello nazionale. Un dato in linea a livello del nostro territorio se consideriamo il solo comparto dell’industria del legno che comprende quella degli imballatori legato al lapideo che è il segmento più in sofferenza a causa del rallentamento dei lavorati. – spiega Enrico Genovesi, presidente provinciale Legno e Arredo di Cna –. Va molto meglio il segmento della falegnameria legata all’edilizia e alla diportistica che registra addirittura una crescita del 25% di imprese. Per entrambi però le problematiche di fondo sono le medesime. I rincari del Covid per legno ed altre materie prime fondamentali non sono scesi così come sono cresciuti e non sono stati riassorbiti. In buona sostanza i nostri margini di sostenibilità economica si sono ridotti nonostante un aumento del fatturato per una impresa su due".
L’indagine di Cna fa venire a galla con chiarezza la dimensione media delle aziende con 7 su 10 che afferiscono alla sfera artigiana: il 49% non supera i 3 addetti, mentre il 30% si colloca tra 4 e 9 addetti ed il 21% supera i 9 addetti. Il 74% di queste ha almeno un socio con meno di 55 anni e mostra, complessivamente, un tasso di anzianità imprenditoriale non particolarmente alto. Alla presenza di un buon numero di imprenditori relativamente giovani, si accompagna però il dato che riguarda gli addetti: la quota di quelli che hanno un’età entro il 29 anni non supera il 12%. L’11% delle aziende che hanno partecipato all’indagine è relativamente giovane.
Il tema della manodopera è al secondo posto tra i pensieri dei falegnami. E lo evidenzia l’elevato tasso di assunzione di under 29: il 67% delle imprese ne ha assunto almeno uno tra il 2018 ed il 2023. Nonostante questo dato il 44% segnala la difficoltà di recruiting, cioè di reperimento di risorse umane. Associata a queste c’è la convinzione di dover investire nella formazione degli addetti sia vecchi che nuovi assunti. "Ci scontriamo con la mancanza di spirito di sacrificio e con una fase seria di apprendistato che è quella che ha caratterizzato la mia generazione. Manca un percorso per creare le condizioni. Ma quando troviamo la persona giusta, il ragazzo giusto, non lo lasciamo andare via. – spiega ancora il presidente provinciale Genovesi – Eppure questo è un mestiere che, soprattutto per la falegnameria edilizia su misura, in salute e difficilmente in affanno. Questo significa che dopo di me quest’azienda probabilmente non esisterà più perché non saprei a chi lasciarla".