È invece contrario all’accorpamento del porto di Marina di Carrara con lo scalo di Livorno l’ex consigliere provinciale, Cesare Micheloni. "L’accordo Lega e Giani, per la faciloneria con cui è stato rivelato, denota scarso rispetto per il territorio, e pone non poche preoccupazioni riguardo il futuro di uno scalo marittimo che opera dal lontano 1942 – scrive Micheloni –. Risulta strano che una tematica di questa portata sia stata ignorata dalla politica locale. Altresì stupisce e rammarica il fatto che Governo e Regione Toscana, in relazione a questa eventualità, non abbiano programmato nessun tavolo tecnico, né con gli enti locali, né con gli operatori portuali, né tantomeno con i lavoratori; i terminalisti del gruppo Grendi e del gruppo Ghirlanda".
"L’ex presidente dell’Autorità portuale di sistema – prosegue – Mario Sommariva ha confermato la complementarietà dei porti di Spezia e di Carrara: nel 2002 i traffici del porto di Marina di Carrara sono cresciuti del 60% rispetto all’anno precedente, passando da 3,5 a 5,5 milioni di tonnellate, e hanno generato un impatto economico sul territorio di 400 milioni di euro. Inoltre dal 2016 ad oggi i traffici del porto di Marina di Carrara sono più che triplicati".
"Tuttavia – prosegue –, il governatore Giani braccato a vista per la storia del rigassificatore di Piombino, pensa di incrementare i traffici di merci verso i porti di Livorno e Piombino – specifica Micheloni –, naturalmente a scapito del porto apuano che tornerebbe a fare la Cenerentola dei porti toscani. Nel frattempo la sindaca Serena Arrighi continua a dichiarare che la priorità è il Piano regolatore portuale".
"Quindi – conclude –, visto che prima dell’entrata nel sistema ligure Carrara movimentava solo 1,6 milioni di tonnellate di merci (oggi 5,5 milioni) è necessario che l’amministrazione comunale si interroghi sull’opportunità di lasciare il certo per l’incerto. Dopo aver subito la decisione (che ha prodotto ottimi risultati) di far diventare Carrara l’appendice ligure, al fine di non accorpare Spezia con Genova, adesso ci impongono di essere l’appendice toscana del porto livornese, che peraltro non naviga in buone acque" conclude l’ex consigliere provinciale.