REDAZIONE MASSA CARRARA

Attesa per la capitale dell’arte. Caffaz: "Finanziamenti dubbi. E progetto poco partecipativo"

Interrogazione del consigliere d’opposizione: "Tante le domande che aspettano una risposta". Giovedì mattina il ministro Giuli sceglierà una tra Carrara, Gallarate, Gibellina, Pescara e Todi.

Il presidente Giani e la sindaca Arrighi

Il presidente Giani e la sindaca Arrighi

Mentre si attende la decisione del Ministero della cultura sulla città capitale dell’arte contemporanea 2026, l’audizione a Roma delle città finaliste ha indotto Simone Caffaz a presentare un’interrogazione al consiglio comunale. Carrara comè noto è in lizza con Gallarate, Gibellina, Pescara e Todi. La giuria, presieduta da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, è composta da Sofia Gnoli, Renata Cristina Mazzantini, Walter Guadagnini e Vincenzo Santoro. In questi giorni i giurati comunicheranno il proprio responso al ministro Giuli. Sarà infine quest’ultimo, il 31 ottobre alle 10.30, nuovamente a Roma, ad annunciare la prima capitale italiana dell’arte contemporanea.

"Premesso che tutti facciamo il tifo per Carrara – ha detto Caffaz – quanto emerso negli ultimi giorni e la stessa audizione che si è svolta venerdì al ministero ci inducono ad alcune riflessioni ma soprattutto a rivolgere alcune domande all’amministrazione. Non possiamo esimerci dall’evidenziare che lo stesso progetto è stato esternalizzato e affidato a una società specializzata, prassi sempre più consolidata dall’attuale amministrazione specialmente nel settore cultura. In quest’ottica è necessario prendere atto innanzitutto degli alti costi (solo per la progettazione il Comune ha speso circa il 20% del premio che, nel caso risultasse vincitore, eventualmente riceverà dal ministero e questo è semplicemente sproporzionato) e il deficit di partecipazione e condivisione, considerato che il progetto è stato frettolosamente presentato già pronto in una commissione consiliare, circostanza che non corrisponde propriamente a una condivisione dello stesso con la città".

"Anche perchè – prosegue Caffaz – se ci fosse stata la possibilità di dire la propria probabilmente avremmo risparmiato al Comune quelle contestazioni che poi ci sono state a Roma, ad esempio sui 3 milioni di euro di finanziamento su cui nessuno è riuscito a spiegare come il Comune farà a reperire. In quell’occasione certamente avremmo chiesto cos’è la ’Marmo Onlus’ che è stata citata durante l’audizione, quali aziende ne fanno parte e magari se sono le stesse con cui la sindaca Arrighi ’litiga’ al tavolo del marmo e quali sono i relativi budget, così come avremmo chiesto qual è il fondo citato che fa riferimento all’industria del porto".

"Avremmo chiesto – continua Caffaz – se il presidente Giani, che fa parte del comitato promotore, abbia deliberato un budget di sostegno all’iniziativa, come hanno fatto le amministrazioni regionali delle altre città, in cosa si concretizza in dettaglio il sostegno di artisti come Jeff Koons, Maurizio Cattelan e Fabio Viale, in cosa consiste la ’Caverna Platonica’ annunciata da Cattelan in galleria di cava e quale sia il progetto di Koons di cui non si sa nulla, se il progetto che riguarda l’Accademia di Belle Arti, visto che la stessa presidente Cinzia Monteverdi fa anch’essa parte del comitato promotore, sia stato regolarmente deliberato dagli organi della stessa, cosa che a noi non risulta, se esiste la garanzia che Palazzo Pisani e Palazzo Rosso saranno pronti per l’inizio del 2026 e con quali progetti e se sia stata cambiata la destinazione dell’Ex Mediterraneo rispetto a quella stabilita. Insomma, i dubbi sono tanti e forse questi avrebbero dovuto essere fugati prima della presentazione del progetto con un lavoro realmente progettuale e partecipativo".