REDAZIONE MASSA CARRARA

Avanti con gli “Uffizi Diffusi“ L’opera di Hayez resta in Comune "Inizia un lungo percorso condiviso"

Pontremoli, il quadro sarà in mostra fino a ottobre. Soddisfatto Ferri: "Un progetto sposato da tutti"

Avanti con gli “Uffizi Diffusi“ L’opera di Hayez resta in Comune "Inizia un lungo percorso condiviso"

Il Conte Arese Lucini rimane a Pontremoli. Si prolunga di qualche settimana il “soggiorno“ dell’opera di Francesco Hayez di proprietà delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, che è stato messo in mostra a Pontremoli grazie al progetto culturale “Uffizi diffusi“ inaugurato lo scorso 5 maggio.

Si è trovato bene il “Ritratto del Conte Arese Lucini in carcere“, tanto che il Comune di Pontremoli ha richiesto una proroga del prestito, che inizialmente doveva terminare il 31 agosto, fino all’8 ottobre prossimo. Un mese abbondante in più insomma, che permetterà a chi ancora non ha avuto l’occasione di vedere da vicino il capolavoro dell’Ottocento, di salire le scale del Palazzo Comunale per ammirare il dipinto di Hayez. Ottimi i numeri che hanno visto l’opera protagonista in questi mesi di visite, incontri, conferenze.

Proprio nei giorni scorsi, in occasione della diciassettesima edizione della kermesse “Medievalis“, la dottoressa Monica Alderotti, assistente del Direttore delle Gallerie degli Uffizi, ha tenuto una conferenza, così come è stato per la dottoressa Elena Marconi, curatrice della mostra, che ne aveva tenuta una nel mese di luglio. Oltre alle visite del direttore Eike Schmidt al Comune di Pontremoli. Insomma, "Uffizi Diffusi. Francesco Hayez a Pontremoli" procede a gonfie vele e si spera sia solo l’inizio di una collaborazione molto lunga e proficua. "Sono molto soddisfatto del risultato di questo progetto – ha commentato il Sindaco Jacopo Ferri -. Un progetto in cui abbiamo creduto tutti e che speriamo rappresenti l’incipit di un percorso condiviso tra noi e le Gallerie degli Uffizi".

La tela ospite d’onore della galleria comunale ritrae il conte Arese Lucini, patriota, ex colonnello napoleonico, che partecipò ai moti risorgimentali tra il 1820 e il 1821 e per questo finì sotto processo delle autorità asburgiche. Fu condannato a morte, pena poi convertita in tre anni di durissima detenzione nel penitenziario austriaco dello Spielberg, lo stesso in cui Silvio Pellico scrisse “Le mie prigioni“.