LUCA CECCONI
Cronaca

Baria, la quarta generazione "Scommettiamo sul futuro"

I fratelli Francesco e Marco Tonarelli portano avanti lo storico ristorante "Crediamo in Marina anche se si potrebbe fare molto di più per valorizzarla"

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di Luca Cecconi

Siamo nel 1939, in Dogana a Marina, a due passi da quella che diventerà piazza Betti. Qui c’è un piccolo locale dove si va per bere. Il titolare è Gigin di Baria. Con lui c’è anche la figlia Delia, che non ha ancora 18 anni. E’ lei a dare la svolta. "Senti babbo – dice un giorno Delia – ma perchè oltre al vino non facciamo anche un po’ di acciughine e di muscoli e li serviamo ai clienti?". Gigin accoglie l’idea e da quel momento da Baria si va a bere, a giocare a carte ma anche a mangiare qualcosa. Poi arrivò la guerra, con tutte le conseguenze che conosciamo, ma subito dopo Baria riprese l’attività diventando a poco a poco un vero e proprio ristorante. E che ristorante. Nel periodo del boom e del turismo di massa, tra gli anni ’60 e ’70, la ’Trattoria Baria Delia’ è stato uno dei punti di riferimento di Marina di Massa. A capo c’era lei, Delia, e poi il figlio Pierluigi Tonarelli. Negli ultimi anni, scomparsa Delia, il locale ha vissuto un periodo altalenante. Ora però sta tornando ai fasti di un tempo grazie ai fratelli Francesco e Marco Tonarelli, nipoti di Delia.

"Abbiamo preso in mano il locale da 5 anni – racconta Francesco – ma è da 2 stagioni che abbiamo cambiato passo, scelto una linea precisa di indirizzo, puntando sui piatti della tradizione ma anche su nuove ricette, come il primo ’Bella Marina’, sempre con prodotti locali. Poi, spinti anche dalla pandemia, abbiamo ridotto il menù, con 5-6 piatti per portata, non di più. Prima se ne facevano anche 14".

Francesco Tonarelli è sposato con Karen ed ha un figlio, Alessandro, di 11 anni; il fratello Marco è sposato con Michela. Il primo gestisce il locale, l’altro è in cucina. I due sono molto diversi ma remano dalla stessa parte. Francesco ha iniziato a lavorare a 14 anni. "Qui ho fatto di tutto – dice – tranne il cuoco". Con loro al ristorante ci sono due ragazze in gamba, Virginia e Stefania, una in cucina e l’altra in sala. "Ce ne sono altre due in prova – aggiunge Francesco – che in questo periodo più... tranquillo imparano per poi d’estate essere pronte".

Il Covid, come per tutti i ristoratori, ha colpito duro, soprattutto nei lockdown. "E’ stata una mazzata – dice Francesco – specie durante la chiusura imposta nel periodo pasquale e anche prima e durante le feste natalizie, periodi in cui noi generalmente lavoriamo molto bene. Ma le perdite sono state ingenti anche negli altri periodi, zona gialla compresa, perchè è vero che a pranzo si fa qualcosa ma sono le cene a darci le presenze maggiori. Basta calcolare che in tempi di Covid metto al massimo 40 persone ai tavoli, prima anche il doppio". Nel bilancio manca l’estate scorsa. Ma c’è un motivo. "Durante l’estate – spiega Tonarelli – abbiamo retto, il Covid sembrava sparito ed eravamo aperti sempre. Ho anche messo alcuni tavoli fuori e abbiamo avuto gente. Ho dovuto aumentare il personale. Teniamo conto che da giugno a settembre facciamo il 70 per cento del fatturato".

Francesco crede in Marina di Massa, anche se non ha abbandonato l’idea un giorno di aprire un ristorante anche a Milano, ma la vorrebbe... diversa, più bella e attraente. "Si può fare molto di più – afferma –. Bisogna fare in modo di renderla più vivace e al tempo stesso decorosa. Io sono sempre stato contrario alla chiusura delle strade, ma ora ho cambiato idea. Penso che la soluzione sia quella di chiudere d’estate ma dalle ore 17. E non un giorno solo, sempre, per non creare confusione e dare certezze a operatori e turisti. Ma soprattutto bisogna trovare un rimedio efficace e definitivo per salvare, o meglio riportare, la spiaggia a Marina. Se c’è da fermare il porto di Carrara... si ferma. Senza un mare dignitoso noi tutti si può anche chiudere. In generale abbiamo un posto unico al mondo, con mare e monti a due passi, ma non riusciamo a valorizzarlo".