Beni estimati? Proprietà comunale. La Regione Toscana rilancia la legge

Una nuova proposta al Parlamento per riportare gli agri marmiferi apuani nel patrimonio pubblico

Beni estimati? Proprietà comunale. La Regione Toscana rilancia la legge

Una nuova proposta al Parlamento per riportare gli agri marmiferi apuani nel patrimonio pubblico

I beni estimati devono tornare al patrimonio pubblico. Ci riprova la Regione Toscana con una proposta di legge firmata da diversi consiglieri da sottoporre al Parlamento con l’obiettivo di riuscire a mettere finalmente la parola fine su una vicenda che si trascina non da anni ma ormai da secoli, ossia far riconoscere che quegli "agri marmiferi di cui alle concessioni livellarie già rilasciate dai Comuni di Massa e Carrara e dalle soppresse "vicinanze" di Carrara, nonché dei beni estimati di cui all’editto della Duchessa Maria Teresa Cybo Malaspina del 1°febbraio 1751, appartengono al patrimonio indisponibile comunale e che l’esercizio dell’attività estrattiva è sottoposto a concessione temporanea ed onerosa da parte del comune previo esperimento di procedura di gara ad evidenza pubblica".

Quindi, beni estimati che diventano pubblici e come tali devono andare anche a gara pubblica. Una proposta ora al vaglio della seconda Commissione consiliare della Regione Toscana e che certo è destinata a fare discutere. Il documento è ben dettagliato e parte con un assunto chiaro: "Lo Stato italiano disciplina l’attività estrattiva nell’ambito del distretto apuo-versiliese, nell’esercizio della propria potestà legislativa" e in merito agli "agri marmiferi di cui alle concessioni livellarie già rilasciate dai Comuni di Massa e Carrara e dalle soppresse "vicinanze" di Carrara, nonché dei beni estimati appartengono al patrimonio indisponibile comunale e l’esercizio dell’attività estrattiva è sottoposto a concessione temporanea ed onerosa da parte del comune previo esperimento di procedura di gara ad evidenza pubblica".

La proposta ricalca in parte il testo già approvato nel 2018 dal consiglio regionale per sottoporlo di nuovo all’attenzione del legislatore nazionale per "disciplinare l’attività estrattiva nell’ambito del distretto apuo-versiliese alla luce della sentenza della Corte costituzionale n. 228/2016 relativa alla questione di legittimità costituzionale" dello specifico articolo della legge 35 del 2015 in materia di cave "pronunciata in merito alla definizione della natura giuridica dei "beni estimati" dei Comuni di Massa e Carrara, nella quale viene affermato il principio in base al quale la definizione della natura pubblica o privata dei beni spetta all’"ordinamento civile" in quanto "La potestà interpretativa autentica spetta a chi è titolare della funzione legislativa e cioè la legge dello Stato".

E allora, se deve essere lo Stato a definire la questione, ecco perché i consiglieri ora provano a varare la proposta di legge da sottoporre al Parlamento. E la polemica è già partita con il consigliere della Lega, Massimiliano Baldini, che contesta anche la proposta sulla filiera corta e dichiara: "Si tratta di un intervento che va ad impattare particolarmente riguardo le cave situate nel distretto apuo-versiliese". Secondo Baldini la normativa "pretenderebbe di subordinare il rilascio sia di nuove concessioni che di nuove autorizzazioni all’estrazione, al rispetto dell’obbligo della filiera corta determinando una serie di profili di possibile contrasto con norme costituzionali e comunitarie" e nel merito dei beni estimati ricorda la bocciatura della Corte Costituzionale.