ROBERTO OLIGERI
Cronaca

Lunigiana, il borgo con soli cinque abitanti. E' il paradiso dei falconieri

Due falconieri sono andati a vivere nel minuscolo paese a 900 metri d’altezza. I loro rapaci volano liberi sui boschi e le radure dei monti del Parco Nazionale

Michele Ambrosini e il falco Kira (foto Pasquali)

Fivizzano (Massa Carrara), 26 giugno 2021 - Nell’Alta Valle del torrente Rosaro volano i falchi. Siamo sulla Via dei Lombardi, l’antica strada medievale fra le gli abitati di Bottignana e Piastorla e il paese di Sassalbo. A parlare sono Michele Ambrosini e Caterina Giannino. Sono due appassionati falconieri e accanto hanno Jera, la loro poiana originaria del Messico. "Devo accertarmi - spiega Caterina - che non ci siano uccelli o altri selvatici nella zona dove Michele lancerà in volo la nostra poiana, Altrimenti avrebbero vita breve".

Caterina Giannino con un barbagianni
Caterina Giannino con un barbagianni

L’area è quella delle faggete che sovrastano l’alta valle del Rosaro, una zona dell’Appennino che è Parco Nazionale. "Ogni giorno prendiamo Jera dalla voliera e la portiamo a volare libera sopra i boschi e le radure di cui sono costellate le montagne- dice Michele - : si provano sempre nuove emozioni". Caterina e Michele abitano a Piastorla, contrada a 900 metri d’altezza, che ha in totale 5 residenti. I due sono appassionati di rapaci (falchi, poiane, aquile, gufi e barbagianni), tutti regolarmente denunciati.

"Abbiamo porto d’armi e permesso di caccia - chiarisce Michele - documenti necessari per tenere questi animali e usarli per la caccia, nel periodo consentito. I nostri animali sono addestrati per cacciare uccelli e mammiferi selvatici: scendono su di loro in picchiata, li abbattono e tornano sul guantone del falconiere". Capiamoci: Jera è una femmina di poiana che ha un’apertura alare di un metro e 25 centimetri. Può catturare prede grosse come un fagiano o una lepre di media taglia. Le aquile, con oltre due metri di apertura alare, arrivano a bloccare fra gli artigli caprioli e volpi. "La pratica della falconeria è un’arte antichissima - aggiunge Ambrosini - basti pensare a Federico II di Svevia, pioniere di questo sport a contatto con la natura, che scrisse il trattato “De Arte Venandi cum Avibus“ nel 1200, un ‘opera che è ancora oggi la Bibbia per noi falconieri".

Alla domanda sul rapporto tra uomo e rapace, Michele spiega che "è un rapporto di rispetto e fiducia. Quando le nostre poiane, le nostre aquile volano libere, mi sento di volare alto con loro; nel gergo si dice “si vola insieme, falco e falconiere“. Mentre vola, il rapace ti guarda, è in simbiosi con te e quando torna sul guanto l’emozione sale e la tensione scende. Significa che entrambi abbiamo lavorato bene, in sintonia. Altra cosa è quando si va a caccia; solo praticando questa attività si può comprendere quanto questi superbi uccelli siano perfetti, precisi e quanto sia incredibile la loro potenza. Sono gesti, pratiche antiche che vengono da lontano, capaci di suscitare emozioni incredibili".