MONSIGNOR MARIO VACCARI
Cronaca

Buon Natale di pace e di speranza

Morto per i nostri peccati è Risorto, è Asceso al cielo e ora lo attendiamo “Venire su una nube con...

Morto per i nostri peccati è Risorto, è Asceso al cielo e ora lo attendiamo “Venire su una nube con potenza e gloria”. Viviamo il già della nostra condizione di uomini e donne nuovi rendenti dalla Grazia Battesimale, che si rinnova nei Sacramenti, ma non ci è tolta l’attesa di un futuro in cui le Promesse di un Regno di Giustizia e di Pace non si sono ancora avverate nella loro completezza. In particolare con la Lettera pastorale della prima domenica di Avvento, ho voluto indicare alcune chiavi di lettura per scorgere più in profondità i tempi in cui viviamo partendo da una analisi della Chiesa nel mondo ed in particolare nei nostri territori. Come più volte ribadito anche da Papa Francesco viviamo in un cambiamento di epoca che ci invita ad “essere cristiani in un mondo che non lo è più”. E’ in questo mondo che attendiamo il Signore e in questo mondo che dobbiamo “fare nascere” Gesù nei cuori delle persone apparentemente così lontane o peggio indifferenti alle cose di Dio. Questo comporta non solo un rinnovato spirito missionario, ma impegnarsi in conversione personale, comunitaria e delle strutture, con creatività sapiente e fedele al Vangelo, andando oltre il “si è sempre fatto così”".

"Ciascuno è chiamato con il suo carisma (e a tutti è dato un dono per il bene comune, ci ricorda san Paolo) a partecipare a questa conversione “missionaria e sinodale della nostra Chiesa”. Sempre la parrocchia ha avuto una dimensione missionaria ed evangelizzatrice, ma tale dimensione assume caratteristiche nuove nella situazione attuale. Emerge pertanto il ruolo della comunità dei fedeli, chiamata a essere, dentro un territorio determinato, segno e strumento della comunione degli uomini con Dio e tra di loro. Adesso la parrocchia è chiamata a rinnovarsi, ma si tratta di un processo che non può ridursi solo all’aspetto organizzativo. Già da tempo sono infatti sorte (e altre ne sorgeranno) sul territorio apuano, sia in Costa che in Lunigiana, le Unità pastorali che, come dei “cantieri aperti”, rappresentano una opportunità preziosa per coniugare bisogni e risorse delle comunità che abitano nella nostra terra, nell’ottica di una testimonianza del Vangelo che sia credibile. Da questo punto di vista, la Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, si coinvolgono, accompagnano, fruttificano e festeggiano. La comunità missionaria si avvicina alla vita quotidiana delle persone mediante opere e gesti, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se necessario e assume tutta la vita umana non rifiutandosi di toccare la carne sofferente di Cristo nel popolo: i poveri e gli esclusi e gli scartati, soprattutto.

Il Papa ci chiede di essere pellegrini di speranza in questo Giubileo che si apre la vigilia di Natale e che vivremo a Massa il 29 dicembre e a Pontremoli il 5 gennaio, con una celebrazione ricca di simboli e significati. La speranza nasce se sappiamo cogliere i segni dei tempi come appelli ad una vicinanza e a un impegno paziente e perseverante per curare le ferite che affliggono la nostra umanità: la guerra, l’individualismo, le disuguaglianze sociali, la sofferenza del cuore. Occorre porre attenzione al tanto bene già presente nelle nostre vite per non essere sopraffatti dal male e dalla violenza, ma questi segni chiedono anche di essere trasformati in semi di speranza nel nome di quel Bambino che ci prepariamo ad accogliere. Buon Natale di pace e di speranza.