REDAZIONE MASSA CARRARA

Carnebacco, il pupazzo che diventò re

Come il carnevale di Viareggio ha la sua maschera ufficiale, Burlamacco, anche il Carneval Profano di Avenza è rappresentato da Re Carnebacco, la cui storia è intrisa di elementi tradizionali ancestrali. In un piccolo regno governava un re saggio e generoso. I suoi sudditi vivevano in armonia, finché il sovrano morì e gli succedette il figlio, un vero tiranno che ridusse in povertà la gente, proibendo feste e celebrazioni. Un giorno un bambino costruì una bambola di pezza con una corona che chiamò Re Carnebacco e gli rivolgeva una filastrocca, in cui esprimeva il desiderio che il pupazzo si trasformasse in un re in carne e ossa e sostituisse il sovrano crudele. Così avvenne: Carnebacco si animò e riportò la gioia tra i contadini, ma il despota volle convocarlo per punirlo. Allora Carnebacco gli regalò la sua corona che trasformò il tiranno in fantoccio inanimato, mentre lui assunse aspetto umano e fu eletto sovrano. Alla fine dei festeggiamenti il re malvagio venne messo sul rogo. Il rogo del fantoccio rappresenta un rito propiziatorio che si perde nella notte dei tempi, praticato dalle popolazioni già nel Paleolitico e nel Neolitico. Sono tante le tradizioni, in Italia e in Europa, legate al rogo di un pupazzo, tutte scacciano o segnano la fine di qualcosa per festeggiare un nuovo inizio. La storia, scritta nel 2014, presenta tutte le caratteristiche della fiaba: tempo indefinito, fatti inverosimili, personaggi che fanno da sfondo alla lotta tra il male e il bene che, grazie a formule e mezzi magici, trionfa e trasforma il desiderio in realtà.