FRANCESCO SCOLARO
Cronaca

Cave, "no alla loro privatizzazione" / AUDIO

Parla Paolo Maddalena, ex vicepresidente della Corte Costituzionale

Una cava di marmo (Foto archivio)

Carrara, 6 settembre 2016 - "Va respinto con forza ogni tentativo di privatizzazione delle cave delle Apuane". E’ questo il fulcro principale dell’appello che hanno firmato costituzionalisti, personalità della cultura e dello spettacolo, associazioni, organizzazioni e movimenti politici del territorio, con un obiettivo ben preciso: salvare e tutelare le Alpi Apuane. Un appello rivolto prima di tutto alla Corte Costituzionale che, a breve, si pronuncerà sul contenzioso aperto dal governo contro la nuova legge sulle cave della Regione Toscana, affinché riconosca "la nullità della pretesa di privata proprietà sui cosiddetti ‘beni estimati’". Questi ultimi sarebbero le concessioni sugli agri marmiferi di Carrara per le quali, in base a un editto del 1751 di Maria Teresa Cybo-Malaspina, alcune grandi imprese del marmo rivendicano la proprietà privata o la concessione perpetua.

Le firme apposte su quel documento sono pesanti come macigni: Paolo Maddalena (ex vicepresidente della Corte Costituzionale), Salvatore Settis, Adriano Prosperi, Andrea Camilleri, Moni Ovadia, Tomaso Montanari, Giuseppe Ugo Rescigno, Maria Pia Guermandi, Roberta De Monticelli, Mario Perrotta, Maurizio Maggiani, Alberto Grossi, Giorgio Pizziolo, Paolo Baldeschi. Un appello a cui aderiscono importanti associazioni e movimenti politici, del territorio e nazionali: Anpi, Archivi della Resistenza, Arci Massa-Carrara, Carrara Bene Comune, Centro Studi Cervati, Fare Comunità Carrara, Fondazione Caponnetto – Referente Massa Carrara (Milene Mucci), Gruppo di intervento giuridico (Grig) presidio apuano, Italia Nostra Apuo Lunense, Legambiente Carrara, Movimento 5 Stelle Carrara, Rifondazione comunista Carrara, Rete dei comitati per la difesa del territorio, Sinistra anticapitalista, Verdi di Carrara.

E' la voce di Maddalena, al termine dell'intervista di 20 minuti presentata ieri all'Arci di Firenze, a dare il senso della questione: "Non ci sono dubbi nel fatto che sia assolutamente fuori luogo parlare di proprietà privata dei possessori dei beni estimati”.

"Ci atteniamo ai principi inderogabili della Costituzione quando le identifichiamo quale bene comune – prosegue l'appello – e, in quanto tali, non sono sacrificabili all’interesse di singole imprese. I principi costituzionali pongono la tutela del paesaggio tra i principi fondamentali dello Stato. Va dunque respinto con forza ogni tentativo di privatizzazione delle cave delle Apuane. Siamo certi che la Corte Costituzionale saprà riconoscere, in accordo con quanto dalla stessa sostenuto nella sentenza del 1995, la nullità della pretesa di privata proprietà su alcuni agri marmiferi".

Quello che si propone è inoltre un diverso modello di sviluppo delle Apuane che deve partire dal "riconoscimento che esse sono proprietà della collettività: da tutelare e non da violentare, saccheggiare e mercificare a vantaggio di pochi e a danno di tutti. Tale sviluppo – concludono –, modulato dall’interesse pubblico, deve armonizzarsi con l’interesse giuridicamente e politicamente superiore della salvaguardia del territorio e dell’ambiente, come sancito dalla Costituzione".