Lunigiana, 18 settembre 2020 - Profondi conoscitori della montagna, s’erano attardati fin sul tardi alla ricerca di funghi nei boschi più ripidi ed impervi del Monte “la Tesa”, 1900 metri d’altezza, che sovrasta l’abitato di Sassalbo, a “Vallone dell’Inferno”, sul versante toscano dell’Appennino; erano le 20,30 quando i due giovani della zona, hanno iniziato la loro discesa a valle; con sicurezza conoscendo ogni anfratto di quella parte della montagna che avevano percorso infinite volte nel tempo. Ma non avevano messo in conto che, a quell’ora, si stavano avventurando nel territorio di caccia dei grossi carnivori che, da qualche decennio ormai, sono tornati ad abitare la catena appenninica nella parte compresa fra i Comuni di Fivizzano e del Ventasso.
Ad un certo punto, un ringhio minaccioso ha bloccato i due uomini lungo il sentiero del ritorno: nell’oscurità, a sbarrar loro il cammino una lupa con alcuni cuccioli. Inavvertitamente, i due cercatori di funghi, erano penetrati nell’areale dove i predatori avevano probabilmente la loro tana e la lupa, come tutte le madri che si rispettano, era uscita allo scoperto pronta a difendere i suoi piccoli. Ma poco dopo, ai ringhi avevano fatto seguito alcuni ululati ed in un battibaleno, i due amici si sono trovati pressoché circondati da un piccolo branco di lupi che manifestavano una elevata aggressività nei confronti dei due umani che avevano invaso la loro area di caccia.
Con il massimo sangue freddo, uno dei due paesani, è riuscito ad estrarre dalla giubba il cellulare ed è riuscito a telefonare al bar di Sassalbo ed al bar di “Casa Giannino”, noto locale sulla statale a non molta distanza dal Valico del Cerreto avvisando su quanto stava loro accadendo e chiedendo aiuto. In men che non si dica , nel paese è stato dato l’allarme e sono partite due squadre di uomini a bordo di fuoristrada giunti fino dove era possibile arrivare con i mezzi; poi è iniziata la ripida ascesa fino al luogo indicato dai due giovani. I soccorritori avevano portato con sé grosse torce per illuminare il cammino e nell’avvicinarsi al posto dove i due compaesani erano rimasti bloccati , avevano iniziato a fare molto rumore per far allontanare i predatori; ad un certo punto si è reso necessario esplodere un grosso petardo per far fuggire i lupi definitivamente, in modo tale che i due malcapitati fungaioli hanno potuto far ritorno a valle, in paese.
«Quest’estate - un allevatore della zona - nel tratto compreso fra Pieve San Paolo e Casa Giannino, sono state ben 16 le pecore sgozzate e sbranate da grossi carnivori, lupi o ibridi che siano; devo precisare però che il loro numero recentemente è diminuito in quanto, i cinghiali, la loro preda più consueta, da tempo sono scesi a valle in cerca di zone più tranquille ed ovviamente anche i predatori si sono spostati nel seguire la loro fonte di cibo".
Il lupo, nei secoli passati è sempre stato presente sui monti di Sassalbo, sull’Appennino; poi una caccia indiscriminata, le autorità pagavano grossi compensi ai “lupari” per ogni esemplare abbattuto, l’avevano pressochéridotto all’estinzione. I mutati costumi economico-sociali degli ultimi decenni ed il divieto assoluto della caccia nei suoi confronti, hanno permesso al lupo, il “Re dell’Appennino” di ritornare a vivere sulle montagne. Roberto Oligeri