"Certificazioni ambientali alle cave: Confindustria smentisce se stessa". Si arricchisce di una nuova puntata la battaglia a distanza tra Legambiente e gli industriali apuani sul numero di siti estrattavi in possesso delle certificazioni ambientali. "In poche settimane – spiegano da Legambiente – Confindustria è passata dal dire che ‘tutte le imprese lapidee sia al monte sia al piano’ sono in possesso delle certificazioni a parlare di sole 29 più altre 7 con iter in corso. E quanto alle cave, non smentisce che siano effettivamente 11 come abbiamo detto noi, ma fa un’operazione algebrica facendole diventare il 70 per cento dei blocchi escavati. Stupisce dunque che una semplice verifica fatta da noi ricorrendo a fonti ufficiali venga bollata come ‘grossolana bugia, causata dall’abituale avventatezza’".
Gli ambientalisti passano quindi al contr’attacco riproponendo i dati ufficiali. "Se gli archivi di Ispra e di Accredia non sono stati aggiornati, è a loro (e non a noi) che gli Industriali dovrebbero rivolgere le proprie proteste – dicono da Legambiente -. Dubitiamo tuttavia che nel giro di due settimane le cave certificate siano passate da 11 a 29. Riteniamo invece probabile che Confindustria, tra le 29 aziende certificate, abbia conteggiato non solo le cave, ma anche le sedi espositive, i laboratori, gli uffici e le sedi legali: operazione di per sé legittima purché non lasci intendere che si tratta di cave e, considerato che abbiamo riportato i dati ufficiali, non si permetta di accusarci di bugie grossolane".
"Quello che è certo è che Confindustria non fornisce alcun elenco delle aziende certificate e che per portare la percentuale al 70 per cento fa un’operazione di ricalcolo dei volumi. Un dato quest’ultimo, tra l’altro, tanto ardito quanto non documentato. D’altronde, se fosse vero che il 15 per cento delle cave produce il 70 per cento dei blocchi, il restante 85 per cento delle cave ne produrrebbe solo il 30 per cento. Poiché il dato appare inverosimile, invitiamo Confindustria a dimostrare tale affermazione pubblicando l’elenco delle cave certificate e della relativa produzione di blocchi". Il cigno verde conclude poi la sua riflessione facendo riferimento a quanto dichiarato da Ambiente spa poche settimane fa secondo cui ultimamente le aziende avrebbero iniziato a scegliere la strada delle certificazioni.
"Non possiamo che essere felici di questo cambio di mentalità e di approccio e condividere la validità dello strumento delle certificazioni – concludono il loro intervento Legambiente -. Tuttavia proprio perché siamo convinti che queste siano strumenti estremamente seri, preziosi e pubblici chiediamo chiarezza".
C.Lau.