di Claudio Laudanna
Colpito al cuore da almeno cinque fendenti sferrati con un coltello da cucina. Così è morto Paolo Fiorentino giovedì nell’alloggio abusivo occupato all’ex campo profughi di Marina. Ieri davanti al gip Marta Baldasseroni si è tenuta l’udienza di convalida dell’arresto del presunto omicida, il 67enne senza fissa dimora Francesco Di Blasi. In aula l’indagato, difeso dall’avvocato Francesco Vetere, si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma intanto cominciano a diradarsi le ombre sulla dinamica. Per conoscere con esattezza i dettagli della vicenda bisognerà attendere il responso dell’autopsia che è stata affidata dal pubblico ministero Elena Marcheschi ai medici legali pisani Aniello Maiese e Alice Chiara Manetti e che è già stata effettuata, tanto che la salma è già stata restituita ai familiari. Da quanto trapela dai primi riscontri sembra che il numero delle coltellate con cui è stato straziato il corpo del 46enne originario di Casoli, in provincia di Chieti, sia stato almeno di 5. Di queste qualcuna ha colpito il cuore, ma quale sia stata quella fatale lo si potrà sapere solo dopo l’esito degli esami. Questi saranno decisivi anche per stabilire l’ora del decesso e chiarire se la vittima avesse assunto alcool o altre sostanze. Intanto ieri il gip non ha convalidato il fermo di Di Blasi perché, anche alla luce del fatto che si sia costituito di propria spontanea volontà alla caserma dei carabinieri, il magistrato non ha ritenuto esserci pericolo di fuga. Si tratta di una decisione prettamente procedurale visto che comunque, dato il grave quadro indiziario messo assieme dai militari al comando del maggiore Cristiano Marella, il gip ha deciso per la custodia cautelare in carcere. Nei prossimi giorni le indagini si potrebbero concentrare non solo su quanto sia accaduto nell’alloggio abusivo, ma anche su come si sia arrivati alla convivenza forzata tra vittima e carnefice e come mai proprio in quell’alloggio di viale Galilei. Sia Di Blasi che Fiorentino erano persone conosciute sia dalle associazioni di assistenza agli indigenti sia dal Comune. Per quanto riguarda la vittima è stato il sindaco Francesco De Pasquale a spiegare che "a inizio dicembre nel corso di ulteriori controlli era stata rilevata la presenza abusiva della vittima, alla quale era stata immediatamente notificata ordinanza di sgombero che era prevista per il 25 gennaio". A proposito di Di Blasi, invece, ha ricordato ieri lo stesso primo cittadino come questo in passato fosse stato ospitato all’interno dell’accampamento di roulotte sul Lavello dove "viveva in condizioni indegne". Il presunto omicida proprio in quell’area di via delle Pinete fu protagonista di un fatto di cronaca nera. "Aveva inseguito uno con un machete - ha spiegato a La Nazione l’assessore al Sociale Anna Galleni - e aveva incendiato una roulotte, ma siccome non intendeva sottoporsi alla disintossicazione da alcool al Serd, non era rientrato nel progetto Housing first". Si trattava dunque di due persone fragili e piene di problemi, due invisibili di cui, da qualche tempo almeno, sembra che anche la rete di assistenza e solidarietà carrarese ne avesse perso le tracce per poi ritrovarli tragicamente come vittima e carnefice sulla scena del delitto.