Comune, il Tar accoglie i ricorsi dei dirigenti

Due differenti sentenze a favore dell’accesso agli atti da parte di Della Pina e dell’ex Mannocci

Comune, il Tar accoglie i ricorsi dei dirigenti

Fernando Della Pina

Due differenti sentenze del Tar accolgono i ricorsi presentati dal dirigente Fernando Della Pina, e dall’ex dirigente Giacomo Mannocci. Con quest’ultimo, in particolare, il rapporto si era interrotto in maniera unilaterale da parte dell’amministrazione alla fine del periodo di prova di 6 mesi, che secondo la giunta non avrebbe superato. Della Pina, invece, fu rimosso dall’incarico coperto fino al 2022 e trasferito ad altro settore. La causa del contendere sono appunto le valutazioni che avrebbero determinato queste scelte e per questo entrambi hanno intrapreso una battaglia legale che solo in parte si è trasferita davanti al Tar, entrambi difesi dall’avvocato Luca Nocco: al Tribunale amministrativo, in particolare, Mannocci e Della Pina contestano il diniego di accesso agli atti presentato ad agosto del 2023, confermato pure dal segretario generale a novembre dello stesso anno nonostante la richiesta di riesame da parte del Difensore civico regionale, per conoscere appunto quelle schede di valutazione negative da cui sarebbe dipeso per uno il trasferimento ad altro settore per l’altro la mancata conferma e l’assunzione definitiva nel ruolo. Schede di valutazione relative al 2022 di cui sono venuti a conoscenza durante il contenzioso promosso davanti al giudice del lavoro del tribunale di Massa, ancora pendente e che sarà poi chiamato a decidere nel merito. Davanti al Tar hanno quindi chiesto di annullare il diniego di accesso agli atti con contestuale ordine al Comune di "esibire tutti gli atti propedeutici alla valutazione espressa nei suoi riguardi dal competente Nucleo di valutazione, ivi compresi la corrispondenza email intercorsa tra i soggetti aventi titolo nella valutazione e i verbali del Nucleo". Il punto è che da quei documenti, per quanto interni, dipende una situazione e un interesse soggettivo di entrambi da identificare in parte anche "con il diritto a vedere correttamente valutato il proprio operato, anche in funzione di tutela della propria onorabilità e del proprio curriculum professionale". E quei documenti sono spuntati durante la procedura davanti al Tar, comprese le schede compilate dal sindaco, dagli assessori e dal segretario, che però non erano mai state consegnate agli interessati che avevano "pieno titolo a conoscere il percorso di formazione dei dati stessi, ove documentato, senza che all’amministrazione competa selezionare gli atti in suo possesso sulla base di criteri diversi da quello della loro pertinenza rispetto alla situazione soggettiva alla cui tutela l’accesso è strumentale", incalza il Tar. Ora, quei documenti, scrivono i giudici del Tribunale amministrativo, avrebbero indotto il Comune a "una valutazione non positiva dell’attività dirigenziale" ma non è questo il punto. Gli atti sono stati consegnati soltanto durante la causa al Tar e in una maniera così centellinata che i giudici arrivano a definire "stillicidio di produzioni documentali", tanto da non poter escludere che ne esistano altri.

Per questo i giudici intimano al Comune di consegnare agli interessati tutti i documenti relativi entro 15 giorni oppure a firmare un documento che rappresenti una "formale attestazione circa l’assenza di ulteriori atti aventi attinenza al giudizio negativo espresso nei suoi confronti", altrimenti nomineranno un commissario ad acta per farlo. Nel frattempo il Comune dovrà pagare anche le spese legali di lite, 4.000 euro a testa. Per quanto riguarda la richiesta danni avanzata da Mannocci, ora dirigente del Comune di Verona, poi il Tar precisa che nel merito bisognerà attendere la causa ancora in corso davanti al giudice del lavoro di Massa.