di Daniele Rosi
Scultore e artista che non solo lavora il marmo ma lo rielabora dandogli nuova vita. E questo che fa Michele Monfroni nel suo laboratorio atelier di Codena, immerso tra statue, gessi e attrezzi del mestiere. Una passione per la scultura diventata da tempo un lavoro, seguendo le orme del padre Luciano che, sempre con lo scalpello davanti a un blocco di marmo per trasformarlo in qualcosa di eterno e unico. In questi giorni Michele Monfroni sta ultimando i preparativi per una scultura raffigurante Papa Giovanni Paolo II, destinata a Comiso in Sicilia e ci si sta dedicando con particolare attenzione. "A sette anni incontrai Papa Giovanni Paolo II insieme a mio padre – ricorda – e in quella circostanza donammo al pontefice un ritratto in marmo. Quando ho ricevuto la richiesta di creare una statua del pontefice l’ho interpretato come la chiusura di un cerchio. E’ stato emozionante lavorare sul blocco da cui ho ricavato la figura di Giovanni Paolo II e adesso non posso che ammirarne la bellezza".
Due mesi di duro lavoro su un blocco di marmo bianco di circa sette tonnellate per creare una statua alta due metri. "Il 15 giugno dovrebbero installarla nella piazza di Comiso davanti alla chiesa – spiega Monfroni – e mi è stato chiesto di rappresentarlo in posizione benedicente perché sarà rivolto verso i passanti. Ho avuto carta bianca su altri dettagli e ho cercato di fare il massimo. Ogni lavoro è una sfida, ogni scultura ha una sua storia, fatta di persone e aneddoti sulla scelta del soggetto". Nel laboratorio atelier sono sempre molte le opere in lavorazione, di ogni genere: ora c’è il pilota argentino Juan Manuel Fangio, una scena di ballo tra Alain Delon e Claudia Cardinale dal film “Il gattopardo”, Josè Tomàs, il più celebre toreador spagnolo vivente. "Questo lavoro è una passione e non bisogna sentirsi arrivati – sostiene Monfroni – . La tecnologia sta facendo perdere alcune peculiarità ma devono rimanere sempre manualità e voglia di migliorare".