I Comuni avranno tempo fino al settembre 2027 per mandare a gara le concessioni balneari. Così è stato deciso dal governo Meloni con la norma che sarà inserita nel ddl Infrazioni. Un testo che non convince e che lascia i balneari con l’amaro in bocca perchè, come ha commentato qualcuno, "da un governo di destra non ce lo aspettavamo. Stanno vendendo all’Europa il made in Italy balneare, eccellenza mondiale di imprenditoria turistico ricettiva".
"E’ una legge che scontenta tutti – dichiara Alberto Nencetti, presidente dei balneari toscani di Sib (Sindacato italiano balneari) Confcommercio –. Prevedere la fine delle procedure di gara al 2027 non basta. Viviamo da anni nel limbo, costretti a portare avanti le nostre attività nella totale incertezza, senza poter programmare gli investimenti che servono ad aumentare il livello dell’offerta turistica balneare. Per chi si aggiudicherà le prossime gare sarà anche peggio, perché si troverà ad affrontare progetti di sviluppo con orizzonti temporali anche solo di 5 anni, che nel nostro settore sono nulla: le nostre aziende fatturano soltanto 90 giorni l’anno, per ammortizzare ogni investimento hanno bisogno di tempi molto più lunghi rispetto alle altre. 20 anni per noi equivalgono a 5 anni di fatturazione effettiva. Chiedetelo alle banche, se concedono prestiti a queste condizioni. In più – evidenzia Nencetti – il decreto non prevede alcun aiuto ai Comuni per la gestione delle spiagge libere: come faranno a tutelare l’ambiente e predisporre i necessari servizi di salvamento e pulizia? Da tempo abbiamo suggerito di finalizzare a questo scopo parte del canone derivante dalle concessioni, ma la nostra proposta è rimasta nel limbo".
Sono molti i punti oscuri del decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri. "Non si può parlare di proroga perchè non lo è. E’ un tempo che viene dato ai Comuni per organizzare e concludere le gare – afferma Stefania Frandi, responsabile giuridico nazionale di Sib –. E’ la sostituzione al 2027 del 2023, quindi i Comuni dovranno fare un cronoprogramma per le procedure di evidenza. Questa legge crea più problemi di quelli che vuole risolvere. Si dice che con un successivo passaggio verrano definiti i criteri per l’indennizzo, ma nel frattempo i Comuni potranno partire con le gare senza però indicazioni omogenee. Come sindacato il nostro prossimo passo sarà certamente far presente che questa legge non è la risposta a un settore che da 20 anni ha una spada di Damocle sulla testa e non è la riforma organica che ci aspettavamo. Quindi ci faremo parte attiva con il governo e faremo in modo di migliorare il provvedimento con la legge di conversione". "Gli indennizzi previsti – aggiunge Nencetti – non sono affatto soddisfacenti a garantire il rimborso del valore costruito in anni di sacrifici da ogni impresa. Il tempo per finire delle procedure di assegnazione non è idoneo a compensare il grave danno che si creerà nella nostra offerta turistica balneare e non è certo che reggerà alla prova della giustizia amministrativa".
"Slittare al 2027 è solo per dare ai Comuni il tempo di fare le gare – ha dichiarato Luciano Pedruzzi, che gestisce con la famiglia il bagno Serena a Poveromo –. Dai titoli dei giornali sembra che ci abbiano aiutati ma invece credo che sia la peggiore bozza di decreto che potessero fare. Non viene riconosciuto il valore dell’impresa, dall’avviamento alle strutture. Settembre 2027 non è una proroga ma un paletto messo per le amministrazioni che rappresenta il termine ultimo per le evidenze pubbliche".
Tra i punti del decreto approvato dal Governo che non convincono balneari e tecnici c’è quello sui bagnini. Il rischio è di perdere quelli professionisti, esperti, che conoscono il mare e le correnti visto che si prevede una premialità per l’assunzione degli under 36. E il bagnino quarantenne che fine fa? Inoltre si limitano gli investimenti anche per il concessionario subentrante non potendo fare progetti che richiedono molti più anni di ammortamento.