di Claudio Laudanna
La cava non ha le carte in regola, stop all’escavazione. Non sarà certamente un Ferragosto sereno per i cavatori che lavorano nella cava numero 2 Boccanaglia A. Giovedì scorso il dirigente del settore Marmo Giuseppe Bruschi ha firmato un’ordinanza con la quale sancisce la sospensione all’autorizzazione alla coltivazione a carico della società Escavazioni marmi di Boccanaglia alta perché non sarebbe più in regola con il documento unico di regolarità contributiva.
Si tratta di una delle tante carte che ogni azienda deve presentare per poter lavorare sulle nostre montagne e la sua mancanza, secondo quanto previsto dalla legge regionale, può portare alla sospensione e alla decadenza dell’autorizzazione. Per questo motivo dal Comune lo scorso 4 agosto si è aperto un procedimento di sospensione e poi, meno di dieci giorni dopo, si è passati dalle parole ai fatti. Adesso la società avrà due mesi, praticamente 60 giorni, per presentare un "Durc che attesti la regolarità contributiva" per non incorrere nella decadenza. Nel frattempo sempre la stessa società dovrà comunque "eseguire tutte le necessarie attività di manutenzione degli impianti, delle infrastrutture, dei mezzi e degli edifici, atte a garantire la tutela dell’ambiente e la corretta regimazione idraulica".
In attesa di capire come si concluderà questa vicenda resta comunque sullo sfondo la situazione dei cavatori che rischiano di pagare in prima persona eventuali errori di altri. "Da parte nostra – spiega il segretario provinciale della Cgil Paolo Gozzani – siamo sicuramente preoccupati per la sempre maggiore conflittualità tra politica e imprenditori. In questo territorio non si riesce ad avere quella coesione necessaria tra le parti sociali per garantire sviluppo e ricadute eque per tutti. I problemi d’altronde sono tanti, ma non crediamo che a pagarla debbano essere i lavoratori".
Come già successo nei mesi scorsi per le vertenze sulla gestione di una canale di scolo che portò allo stop all’escavazione alla cava Polvaccio, ora dal sindacato chiedono misure urgenti a tutela dei cavatori. "Noi siamo i primi a chiedere le giuste tutele per l’ambiente e la massima attenzione alla sicurezza – prosegue Gozzani -, pensiamo però che quando ci sono delle irregolarità si debba trovare il modo di tutelare chi lavora". Gozzani fa una riflessione sui consorzi: "Penso per esempio alle realtà più piccole dove si potrebbero creare dei consorzi che, a loro volta, firmando un protocollo d’intesa si potrebbero fare carico dei cavatori quando ci sono questi problemi. Se il lavoro non manca, d’altronde, chi lavora in un sito fermato potrebbe trovare un’altra occupazione altrove. Serve però anzitutto una maggiore coesione sociale e credo che anche la politica dovrebbe fare la propria parte facendosi carico di affrontare queste problematiche".