Continua a tenere banco la notizia del prossimo inizio del progetto di bonifica delle aree Sin (Sito di interesse nazionale). "Se ne parla da più di due anni e forse per questo c’è tanto entusiasmo, come primo passo. Ma a noi sembra un primo passo che neppure comincia. Rimaniamo fermi sul concetto che se c’è un elemento tossico in un certo luogo che può provocare danni alla salute e all’ambiente, questo va eliminato", scrivono in una nota congiunta i dottori Alberto Rutili, Severino Filippi e Fabio Costantino Scirocco.
"Nella zona Industriale Apuana (Zia), dichiarata oltre 25 anni fa zona Sin, sono stati a suo tempo identificati e catalogati i luoghi ormai ben conosciuti, anche se se ne aggiungono continuamente altri, in cui la chimica ha lasciato le sue pesanti tracce. Sappiamo dove sono i cumuli di scarti di Rumianca, Farmoplant, Ferroleghe ecc. ai quali si deve l’inquinamento di aria e acque e quindi degli esseri viventi da tanti decenni. Certamente quindi la falda sottostante il Sin è inquinata come hanno finalmente dimostrato in modo esauriente le indagini degli ultimi anni".
La soluzione del problema "sembra elementare", scrivono i medici. "Rimuovere gli inquinanti per rimuovere l’inquinamento. Ci sembra un pericoloso non senso lasciare in loco la massa degli inquinanti. Costruire un complesso sistema idraulico, pozzi a barriera, vasche, pompe per lavare le acque di falda, una quantità gigantesca di milioni di metri cubi (poi buttata a mare, e anche questo sembra un nonsenso), con filtri che sicuramente andranno sostituiti (con quali costi l’anno? Sembra circa 5 milioni…) e poi eliminati (come? Incenerimento…) ci sembra il “topolino“ partorito dalla montagna e non riusciamo a capire le ragioni di questa soddisfazione".
"Forse – dicono – perché sembra che la spesa sia di soli 7,5 milioni, ma se aggiungiamo i costi di manutenzione (monitoraggio per 5 anni 695mila euro; energia elettrica Iva esclusa per 5 anni 1.2780.00 eruo. Per quanto tempo? 5 anni, 10 anni? 50 anni?) la spesa non sarà così lieve almeno rispetto al girotondo di cifre che sono circolate e anche stanziate-ritirate-perse nel corso degli ultimi due decenni. Insomma, come anche sottolineato a suo tempo da un importante organo tecnico come l’Ispra (Istituto Superiore Per la Ricerca Ambientale), oltre a certi aspetti non convincenti dal punto di vista ingegneristico, secondo noi è proprio tutta la filosofia che ha portato alla decisione di lasciare in loco gli inquinanti lasciando inalterato il problema alla popolazione, che è assolutamente non condivisibile. Chiediamo quindi che ci sia un ripensamento per non buttare a mare assieme alle acque bonificate anche tanto denaro pubblico".