Gli esperti lo chiamano ’Inverno demografico’, ed è un fenomeno che ha preso di mira l’Italia da almeno un decennio. Si tratta di un calo netto e continuo delle nascite nel nostro Paese. Quali sono i fattori che incidono li conosciamo già tutti, e in questi giorni, a livello nazionale, si sono tirate le somme dell’anno appena trascorso e sono ancora una volta negative. Anche la Lunigiana non è da meno, e rispetta la tendenza generale, però c’è un dato che fa sorridere e ben sperare. Come cita Repubblica, sono ben 355 i comuni italiani nei quali non è nato nessuno. La buona notizia è che, tra tutte le regioni, solo la Toscana e la Puglia possono vantare nuovi nati in tutti i propri comuni, sia piccoli che grandi, che siano collocati nelle aree interne o nelle città. E questo è assolutamente positivo, significa che i nostri piccoli comuni, in qualche modo, nonostante tutte le difficoltà, continuano a resistere. Ma quanti sono i bambini venuti al mondo nelle nostre piccole realtà? Aulla, Pontremoli e Fivizzano sono in vetta alla classifica in quanto comuni più grandi e popolosi: il primo stacca tutti cono 61 nascite, mentre il secondo e terzo sono vicinissimi con 34 e 31. Seguono poi tutti gli altri comuni: Licciana Nardi con 24 fiocchi, Villafranca 19, Fosdinovo 17, Podenzana 13, Filattiera e Tresana 11, Mulazzo 7, Casola 5 e a chiudere la classifica troviamo Bagnone con 4 e Comano e Zeri con 3. Casola supera Bagnone di un’unità, nonostante il divario nel numero degli abitanti. La notizia, quindi, è che i nostri giovani continuano a mettere su famiglia e scelgono di farlo proprio qui. Nella terra di mezzo, tra l’Appennino e il Mare, nonostante i Comuni facciano davvero fatica a far quadrare tutto, a garantire quei servizi che servono non solo ad assistere la nostra popolazione ormai anziana, ma che siano utili a far rimanere i giovani, quelli che rappresentano il futuro di questa terra.
Le città è vero, sono attrattive perché offrono lavoro e sono in grado di soddisfare i bisogni dei ragazzi, ma se si potesse davvero scegliere, se ci fossero le pari opportunità tra metropoli, città e aree interne, siamo proprio sicuri che i paesi sarebbero l’ultima scelta? A quanto pare, secondo le dichiarazioni fatte alla stampa del professor Alessandro Rosina, docente di demografia alla Cattolica di Milano e consigliere del Cnel, i giovani vanno dove vi sono opportunità, e quello che ricercano sono un senso di comunità e di un rapporto più stretto con l’ambiente. Ed ecco che la Lunigiana sarebbe perfetta per accogliere nuove vite, nuove famiglie, nuove storie se chi governa dall’alto, da molto in alto, si impegnasse per davvero ad essere al fianco dei nostri sindaci che si battono ogni giorno affinché i servizi principali siano presenti sul nostro territorio.
Anastasia Biancardi