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Dopo non avere fatto seguito (con una serie di polemiche anche interne) alla “manifestazione di interesse” per Capitale italiana della Cultura 2027, il sindaco Francesco Persiani ha annunciato – durante la presentazione al Palma del libro “I Piccirilli di Massa” di Franco Frediani e Anna Vittoria Laghi – che la città correrà per il bando del 2028, ultimo anno nel quale sarà primo cittadino. La corsa non è semplice e merita un dibattito approfondito e soprattutto molta applicazione da parte dell’amministrazione comunale che deve allestire un proprio progetto senza dimenticare le proposte che possono venire da fuori, magari anche dai comuni vicini, Carrara e Montignoso segnatamente, che potrebbero dare un supporto concreto alla candidatura. Magari istituendo un tavolo di lavoro anche con le associazioni, con Touring Club e Italia Nostra, i cui rappresentanti erano al ‘Palma’, che hanno dato dubito il loro assenso.
Un percorso da fare in tempi brevi e con idee chiare in modo di convincere la giuria che valuterà le candidature. La designazione porterà in dono un milione di euro per sviluppare i propri programmi culturali e inclusivi. Sul bando del ministero si legge che l’obiettivo è “sostenere, incoraggiare e valorizzare capacità progettuale e attuativa nel campo della cultura, affinché venga recepito in maniera sempre più diffusa il valore della leva culturale per la coesione sociale, l’integrazione, la creatività, l’innovazione, la crescita, lo sviluppo economico e il benessere individuale e collettivo”.
Storia e tecnologia, cultura ed economia, quindi, in un mix che deve rendere unica la città vincitrice. Nell’albo d’oro ci sono Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena, ex aequo nel 2015; Mantova nel 2016, Pistoia nel 2017, Palermo nel 2018, Parma nel 2020-21, il post Covid, Procida nel 2022, Bergamo e Brescia unite nel 2023, e Pesaro quest’anno; già definite Agrigento per il 2025 e L’Aquila per il 2026; presto sarà nominata quella del 2027 con La Spezia tra le favorite.
Massa ha atout da proporre? Molti, sulla carta, ma bisogna prima concludere nei tempi e nelle modalità previste i lavori per la fruizione completa del Castello, di Palazzo Bourdillon, di Palazzo Ducale, dell’Auditorium al Pomario, del litorale: i ponteggi e le transenne non fanno bene a nessuno. E intanto cominciare a decidere come sfruttare nel modo più intelligente possibile le strutture. Senza dimenticare un sogno: ridare alla città Villa Massoni e il suo Parco, un patrimonio che non può essere lasciato a cervi, cinghiali e spaccio di droga.
Ecco: un progetto “creativo”, come chiede il ministero, per questo patrimonio potrebbe davvero essere la carta da giocarsi per conquistare il milione di euro che fa davvero comodo. Il sindaco – e lo ha promesso al Palma – vuole farcela. Un’idea potrebbe essere quella di partire dai personaggi che hanno fatto grande questa città – nascendovi od operandovi - e quindi onorando fra i tanti il musicista Pietro Alessandro Guglielmi e in età più recente Fermo Dante Marchetti e Pietro Faleni, gli scultori Pietro Aprile e Attilio Piccirilli, gli scrittori Gaetano Carlo Chelli e Paolo Ferrari, e soprattutto dare centralità alla prestigiosa opera di Gigi Guadagnucci.
Senza dimenticare le risorse umane che Massa può mettere in campo con esponenti di vari settori che operano in città e anche fuori che sarebbero felici di contribuire alla consacrazione del luogo da loro amato. E per fare due nomi – uno massese di nascita legato alla cucina che è volano della cultura del territorio, il secondo uomo di teatro che Massa la ama – ecco lo chef Alessandro Della Tommasina, 42 anni, che all’Enoteca Pinchiorri di Firenze, tre stelle Michelin, detta legge, e Gabriele Lavia, che in città ha preparato diverse delle sue maggiori opere. Castello, Palazzo Bourdillon e soprattutto il teatro Guglielmi sarebbero i cuori pulsanti di questo progetto, l’Orto Botanico e il cammino della Francigena altri motori; la Marina un luogo da rivitalizzare in ogni stagione, sperando che possano essere abbattuti i ruderi che ancora costellano piazza Betti. E poi i valori del teatro dialettale, secondo solo a quello napoletano, la civiltà della popolazione, l’operosità dei viticoltori e tanto altro ancora. Un sogno? Forse, ma intanto un obiettivo da giocarsi senza distrazioni e mettendosi subito a lavorare se vogliamo che Massa abbia un futuro più luminoso.