Da rudere a centro culturale. Il sogno di Gabriella Girardin in un restauro durato 10 anni e costato 16 milioni di euro

L’insegnante di Varese cercava un casale in Lunigiana e si ritrovò con un borgo fortificato. Dopo anni di abbandono e minuziosi lavori venne riaperto anche come struttura ricettiva.

Da rudere a centro culturale. Il sogno di Gabriella Girardin in un restauro durato 10 anni e costato 16 milioni di euro

Da rudere a centro culturale. Il sogno di Gabriella Girardin in un restauro durato 10 anni e costato 16 milioni di euro

Può capitare di scoprirlo per caso girovagando nella valle del Lucido: alzando gli occhi verso le maestose vette apuane ti ferma lo sguardo con la sua secolare possanza. E allora devi andare a cercarlo, seguendo scarse indicazioni o il navigatore, e non con qualche difficoltà arrivi ad imboccare la stretta via al centro del borgo di Gragnola e inerpicarti fiducioso sulla stradina malconcia che risale il pendio fino a portarti sotto le mura del castello dell’Aquila. Ci sono voluti dieci anni di lavori, tutta la passione di Gabriella Girardin e 16 milioni di euro per “resuscitarlo“. L’incuria lo stava sbriciolando da quando nel 1949 la torre pericolante venne demolita con la dinamite.

Dell’impresa compiuta dalla professoressa resta oggi una targa all’ingresso dell’antico maniero. E il ricordo di Alessandro che quell’impresa l’ha vissuta al fianco della professoressa di Varese. Allora, vent’anni fa, Gabriella Girardin dalla Versilia dove faceva le vacanze, andando alla scoperta della Lunigiana si innamorò di quelle pietre antiche ricoperte di edera credendole i resti di un grande casale. Le ripulì per scoprire di aver comprato un maniero del X secolo. La sua meticolosa e faticosa impresa di recupero ha riconsegnato alla Lunigiana uno dei suoi “cento” castelli espugnato solo dal degrado e mai dai nemici che pur ci provarono spesso in quel Medioevo segnato dalle lotte di potere.

La targa all’ingresso del maniero, che sembra quasi un borgo fortificato come sottolinea Alessandro nelle sue mai noiose visite guidate, è il doveroso riconoscimento di un amore incondizionato che ha consentito di strappare all’oblio un “rudere“ e restituirli la dignità del castello che fu dimora di Spinetta Malaspina, della Marchesa Cleria da Treschietto, la “Marchionissa”. Un’impresa cominciata da una lunga serie di autorizzazioni e permessi dei vari enti, continuata con interventi complessi e onerosi, fermata quando nel 2004 il Castello di Gragnola fece resuscitare non un fantasma ma uno scheletro, ‘Giorgio’ lo chiamano ancora oggi che è sotto esame all’Università di Siena e lì resta il giallo medievale che rappresenta. Ma alla fine Gabriella Girardin riuscì a trasformare l’impresa in un traguardo, a restituire al castello il suo onore e aprirlo, come struttura ricettiva ma soprattutto luogo di cultura. Lei divenne la “castellana“ e ospitava i turisti in una Lunigiana che con il turismo ancora costruiva progetti ma non economia. Il suo sogno si è polverizzato tre anni fa quando il castello è andato all’asta per poco meno di 5 milioni di euro.

Emauela Rosi