Continua il programma delle iniziative nell’ambito delle due mostre sulla Palestina, ’Qui resteremo’ e ’Kufia, matite italiane per la Palestina’, aperte fino al 26 gennaio in orario 16.30-19.30, organizzate dall’associazione Gaza Fuorifuoco Palestina e dalla Cgil Toscana a Palazzo Ducale. Oggi sono in programma tre appuntamenti: alle 10 c’è l’incontro con il Pcrf (Palestine Children’s Relief Fund), la principale Ong impegnata a fornire assistenza medica gratuita alle bambine e ai bambini palestinesi gravemente malati e feriti nel corso dei conflitti. Il Pcrf è per la prima volta Massa con dirigenti provenienti da Palestina (Gaza e Cisgiordania) e Stati Uniti per fornire un aggiornamento diretto sull’emergenza e sui programmi di aiuto umanitario a Gaza. L’incontro si svolge nella sala della Resistenza.
Alle 18, nel Salone degli Svizzeri, si terrà un incontro dal titolo ’Sperare contro ogni speranza: spargere semi di pace’. Partecipano il vescovo Mario Vaccari e Sabrina Castagnini, presidente dell’Azione Cattolica di Massa Carrara. A seguire letture di Egizia Malatesta (docente e poetessa). Infine, nella serata, al Bar Ecuador, musica con Fabio Angeli (basso elettrico) e Francesco Saporito (tastiera) che proporranno un repertorio dal titolo ’Jazz & oltre’.
Intanto ha avuto successo la proiezione del documentario ’9 Humans from Gaza’ di Luca Galassi. Durante l’incontro è intervenuta la vice presidente di Amnesty International per il Medio Oriente e per il Nord Africa, Grazia Careccia, che ha commentato il report di Amnesty dal titolo ‘Ti senti come se fossi un subumano: il genocidio di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza ’. Careccia ha spiegato la nascita del report e di come Amnesty ha condotto le indagini che hanno portato alla sua stesura: "Nel nostro procedimento di indagine legale, che si basa molto spesso sul diritto internazionale umanitario – ha detto – abbiamo rilevato che gli strumenti a disposizione del diritto umanitario si sono rivelati insufficienti a fornire una spiegazione esaustiva e chiara della condotta delle operazioni militari israeliane a Gaza". E nel merito dell’uso della parola genocidio ha spiegato: "Come dimostrare che l’intento è distruggere un intero gruppo e che non si tratta ’solo’ di un atto di guerra? L’entità, la rapidità, l’impatto devastante sulla popolazione civile e la ripetuta violazione del diritto umanitario non sono compatibili con il solo perseguimento di obiettivi militari. Si aggiungano a questo le dichiarazioni rilasciate da esponenti del governo e altri ufficiali dell’esercito israeliano. Ne abbiamo analizzate 102 fatte nei primi 9 mesi del conflitto, in almeno 22 casi abbiamo trovato un linguaggio disumanizzante, denigratorio, violento, nei confronti della popolazione palestinese, trattata e definita come ’animali umani’. Queste dichiarazioni hanno avuto un riscontro pratico. In 62 video pubblicati da soldati dell’esercito israeliano di stanza a Gaza, e analizzati da Amnesty, si celebra la distruzione e l’uccisione di palestinesi. Ci sono scritte sui muri lasciate dai soldati che dicono ’morte agli arabi’. La nostra conclusione è forte ma è basata su centinaia di interviste e testimonianze di sopravvissuti, testimoni ed esperti".