EMANUELA ROSI
Cronaca

"I soldi spesi da don Euro? Non erano della chiesa"

Emerge la figura del padre dell’ex sacerdote al processo per estorsione. I documenti presentati dai difensori per dimostrare la provenienza del denaro

Gianluca Morini, soprannominato don Euro, ancora sotto processo

Massa, 16 novembre 2021 - Tre anni di udienze, una prima sentenza che ha cancellato 16 degli iniziali 24 capi di imputazione perché le presunte vittime non hanno presentato querela, decine di testimoni sfilati davanti al giudice, una perizia che lo dichiara seminfermo di mente, ora anche un libro scritto dal suo principale accusatore. Ora è cominciato il conto alla rovescia per Gianluca Morini, l’ex sacerdote ribattezzato don Euro per ricordare i soldi che lo accusano di aver speso per incontri sessuali a pagamento spacciandosi per un magistrato, quelli che avrebbe cercato di estorcere all’allora vescovo Santucci e a una suora, e il denaro che il pubblico ministero sostiene abbia “ripulito” comprando casa e diamanti.

Archiviate le accuse di appropriazione indebita, restano infatti quelle di estorsione, autoriciclaggio, detenzione e cessione di stupefacente, sostituzione di persona, sulle quali il giudice Ermanno De Mattia deciderà il 15 dicembre, quando è fissata l’udienza per le arringhe finali e la sentenza. Accuse che gli avvocati di Ginaluca Morini, Gemma Montaruli e Giovanna Barsotti, hanno cercato di smontare una ad una, depositando una notevole quantità di documenti, fotografie, messaggi e testimonianze. Gli ultimi nell’udienza che a la scorsa settimana ha portato in aula il perito. Lo psichiatra Leonardo Moretti ha certificato la seminfermità mentale di “don Euro”, una sindrome bipolare che gli impedisce di comprendere il disvalore sociale delle sue azioni.

Se la perizia è un asso nelle mani della difesa, gli elementi depositati agli atti del processo dai legali di Luca Morini puntano a dimostrare l’inconsistenza delle accuse. A partire da quella di Andrea Mangiacapra, l’escort napoletano che dell’ex sacerdote è il principale testimone del reato di sostituzione di persona. E’ lui infatti a raccontare che presentandosi come magistrato gli aveva promesso favori e raccomandazioni in cambio di rapporti sessuali. Ma i legali hanno depositato i messaggi trovati sul telefonino dell’ex sacerdote, mai prodotti prima, che dimostrerebbero come le accuse dell’escort sarebbero costruite a tavolino: Mangiacapra ammette di aver conosciuto Morini nel 2013, due anni prima dello scoppio dello scandalo, di aver sempre saputo che era un prete e di avere intrattenuto la frequentazione per raccogliere prove e denunciarlo alla chiesa.

Altri elementi chiave sono stati portati dalle due legali per dimostrare che i soldi di don Morini non erano della parrocchia di Fosdinovo, sottratti dalle offerte e dalle donazioni dei fedeli, ma arrivavano dal patrimonio del padre Ranierino che nel 2001, con l’arrivo dell’euro, lo versò su un conto aperto al figlio che all’epoca era solo vice parroco a Carrara. Passaporti e fotografie depositati dalle legali raccontano la figura di Morini padre come un uomo di potere, che negli anni ’60 aveva un lasciapassare per andare in qualsiasi luogo della Russia nonostante la “cortina di ferro”, era in stretto rapporto con i massimi vertici dell’epoca della Democrazia Cristiana, aveva ruoli di primo piano nella Cisl, nella Proloco di Pontasserchio, nella Filarmonica Rossini. dell’epoca. Altri documenti presentati mirano a dimostrare la legittimità degli aiuti del vescovo Santucci a don Euro quando era già in difficoltà economiche, e come le risorse della chiesa di Caniparola fossero già insufficienti prima dell’arrivo del sacerdote.