’Dossier Apuane’ consegnato a Tagliasacchi

L’associazione incontra il nuovo presidente del parco: sul piatto tutti i problemi legati all’escavazione

’Dossier Apuane’ consegnato a Tagliasacchi

’Dossier Apuane’ consegnato a Tagliasacchi

Il dossier di Apuane Libere sugli effetti dell’attività estrattiva sulle nostre montagne arriva fra le mani del nuovo presidente del Parco delle Apuane, Andrea Tagliasacchi, che assieme al direttore Antonio Bartelletti ha incontrato martedì una delegazione dell’associazione ambientalista. Apuane Libere ha presentato al nuovo presidente l’operato dell’associazione e le 53 denunce ambientali protocollate in meno di tre anni esprimendo la preoccupazione per le "lavorazioni in galleria che stanno facendo diventare queste povere montagne alla stregua di un formaggio con i buchi, dove si intercettano quelle vene d’acqua che vengono deviate o seccate. Sempre nel corso dell’incontro - continuano da Apuane Libere – i militanti intervenuti hanno proposto alcuni obiettivi minimi da mettere in pratica durante il difficile mandato che lo aspetta. Nello specifico è stato chiesto: il rispetto assoluto e senza deroghe di tutte le leggi sovraordinate, una modifica del Regolamento sui procedimenti di sospensione e riduzione in pristino del Parco con l’introduzione dello strumento del Daspo ambientale con ritiro dei permessi ad escavare per quelle ditte che si renderanno colpevoli di violare in modo reiterato le prescrizioni impartite. Poi la presentazione obbligatoria di relazioni climatiche e studi d’ interconnessioni con le sorgenti e la creazione di un fondo economico, finanziato dall’Ue, dal Ministero, dal Parco, dalla Regione e da tutti i comuni nell’area parco, che dia inizio a quell’improcrastinabile opera di bonifica, di tutte quelle centinaia di cave dismesse, liberando il territorio, da tutti i manufatti e dall’inquinamento ivi abbandonato ed i corsi d’acqua apuani da quella marmettola che gli ha resi biologicamente morti: magari riconvertendo quei lavoratori al monte che si ritroveranno senza lavoro a fronte della chiusura del loro sito estrattivo".

"Non siamo andati a chiedere la progressiva chiusura delle cave interne al Parco - spiega Gianluca Briccolani presidente dell’associazione – perché sappiamo benissimo che non ci potrà accontentare neanche se volesse, ma l’abbiamo innanzitutto messo in guardia sul Far West che regna sovrano in questo che da molti è considerato il Parco delle cave. Abbiamo evidenziato reati gravi quali l’inquinamento delle acque superficiali, sotterranee e di sorgente, il disboscamento in zone a protezione speciale, la distruzione di cavità carsiche censite".