REDAZIONE MASSA CARRARA

Dragaggio in porto Fermato il progetto

L’Authority ha chiesto alla Regione di archiviare la richiesta presentata un anno fa per scavare il fondale all’imboccatura dello scalo

L’Authority ha chiesto alla Regione di archiviare la richiesta presentata un anno fa per scavare il fondale all’imboccatura dello scalo

L’Authority ha chiesto alla Regione di archiviare la richiesta presentata un anno fa per scavare il fondale all’imboccatura dello scalo

Il dragaggio del porto di Marina di Carrara non si farà, almeno per ora. E’ stata la stessa Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale a ritirare la richiesta fatta ormai oltre un anno fa e che stagnava da mesi sul tavolo degli uffici di Firenze per la verifica di assoggettabilità alla Valutazione di impatto ambientale. Troppi scogli da superare, tante le integrazioni richieste e proposte dagli enti competenti, visto che in ballo ci sono pure gli interventi antierosione nella stessa area progettati dal Comune di Massa e dalla Regione Toscana. Alla fine l’Autorità portuale, dopo aver richiesto altri quattro mesi di proroga per poter presentare le integrazioni, a novembre ha tirato i remi in barca: il 14 novembre ha scritto alla Regione e ha chiesto il ritiro, quindi l’archiviazione, del procedimento di verifica di assoggettabilità presentato il 25 ottobre del 2023. D’altronde non si trattava soltanto di un dragaggio tout-court.

I lavori, nel progetto elaborato da Modimar Srl, prevedevano sì di scavare la sabbia dall’imboccatura del porto di Marina di Carrara ma anche di riversare gli stessi in due posti diversi. Una parte, 150mila metri cubi circa, sarebbe servita per il ripascimento della spiaggia sommersa nel tratto compreso tra le foci del Fosso Ricortola e del Fosso Brugiano nel Comune di Massa. Un’altra parte, 190mila metri cubi, avrebbe dovuto essere portata via, lontano dalla riva, con immersione deliberata in mare in un’area marina oltre le 3 miglia nautiche dei sedimenti marini dragati non idonei per il ripascimento.

La scelta sull’utilizzo delle sabbie, fra ripascimento e scarico in alto mare, derivava dalla caratterizzazione già effettuata nel 2021, con l’obiettivo di raggiungere una profondità navigabile delle aree di interesse di 11 metri sotto il livello del mare e di 10 metri per le zone di margine del canale di accesso, in prossimità dell’imboccatura e nella zona settentrionale del bacino portuale. Le osservazioni presentate dagli enti coinvolti, però, avevano messo sin da subito importanti paletti alla progettazione evidenziando la mancata valutazione di possibili interferenze con altri progetti di difesa costiera nella zona, oppure il Piano Regolatore Portuale (anch’esso ora fermo ai box), mentre Arpat aveva contestato la classificazione delle sabbie e posto dubbi dubbi sull’efficacia del ripascimento proposto.

Ora l’atto ritirato a data da destinarsi, con gli uffici della Regione che ‘raccomandano’ all’Autorità Portuale "nel caso di presentazione di nuova istanza, di tenere conto – nella documentazione allegata alla medesima – degli elementi istruttori emersi durante il presente procedimento".