Sala gremita, sabato, all’Auditorium di San Caprasio, per la prima lectio magistralis dell’economista Carlo Benetti. "Figlio di Aulla" come lo hanno presentato gli organizzatori, ovvero l’associazione ’Amici di San Caprasio’, l’ Apuamater di Massa e l’Istituto Internazionale di Studi Liguri sezione Lunense, Benetti è market specialist di un’affermata azienda di Milano. Con il patrocinio del Comune, rappresentato dal sindaco Roberto Valettini, la masterclass ha riprodotto un’efficace rassegna di aneddoti come l’interpretazione dei complessi meccanismi dell’economia.
"L’etimologia ci consegna un concetto di economia come norme che regolano la casa": da quella dimensione domestica, le distorsioni odierne orientate alla cultura della rendita non possono più esistere.
Dal paradosso dell’eredità dei 12 cammelli per tre cammellieri, esemplificativo di una giustizia che non sempre garantisce situazioni di pace, ma rende necessaria l’aggiunta di un dono alla storia della scrittrice svedese Selma Lagerlof sul prodigio della notte di Natale in cui un giardino rigoglioso prende il posto della sterpaglia invernale ogni anno fino ad essere interrotto dall’incredulità, a significare una storia di fiducia come pre-condizione di ogni relazione economica.
E per ultima, la lettera pubblicata nel 1897 dal New York Sun, con cui una bambina di otto anni chiedeva certezze sull’esistenza di Babbo Natale: un aneddoto sul disincanto, per descrivere l’attuale congiuntura geopolitica che esce da 80 anni di equilibri retti sulla pax americana.
"Come nella fisica, un vuoto libera spazio per qualcos’altro – spiega Benetti –. I governi non sono mai stati così indebitati dai tempi della seconda guerra mondiale: una faglia pericolosa retta solo sulla fiducia degli investitori". Ma, secondo l’economista aullese, dalla guerra in Ucraina al conflitto arabo-israeliano, oggi motivi di preoccupazione ce ne sono. "Puntare sulla produttività" è, secondo Benetti, la chiave giusta per far ripartire l’economia: "La ricchezza c’è ma è mal distribuita: le disuguaglianze sono correggibili con la leva fiscale, ma soprattutto aumentando la produttività e superando la cultura della rendita in un’ottica di rinnovato mutualismo che ponga al centro l’umanità. In Italia siamo impastati dai bonus e frenati dai sussidi: Steve Job è fallito tre volte ma mentre in America la capacità di rimettersi in gioco è sinonimo di resilienza, in Italia il fallimento è uno stigma".