
Da una passione adolescenziale ad una professione che poi si trasforma anche in una missione, un sogno che diventa realtà, ma anche una lotta contro il degrado del tempo e l’incuria degli uomini. E’ la storia di Eleonora Coloretti, classe 1981, padre carrarino, madre fiorentina, nata nel capoluogo toscano ma cresciuta all’ombra delle Apuane dove ha frequentato il liceo classico "Repetti" prima di studiare Conservazione dei Beni Culturali all’università di Pisa. Appena laureata entra nell’opera primaziale di Pisa dove ha l’occasione di lavorare come restauratrice alle opere dei monumenti di piazza dei Miracoli, con particolare riguardo al camposanto monumentale, ma anche in cattedrale, nel battistero, nella torre. Inizia mettendo mano agli affreschi e alla pittura murale, ma poi allarga la sua azione anche alla pietra, alla scultura sia in pietra che in legno, ai dipinti. Collabora con Gianluigi Colalucci, autore di restauri nella cappella Sistina e capo dei restauratori del Vaticano. Per 10 anni la Coloretti lavora a Pisa mentre adesso opera tra Firenze, Milano e Massa Carrara. "Da sempre ho avuto passione per questo mestiere. Ho provato ad entrare all’Opificio delle Pietre Dure ma non ci sono riuscita, non c’erano scuole e allora ho iniziato a frequentare le botteghe, lavavo i pennelli e intanto imparavo" racconta la Coloretti "un restauratore deve saper fare di tutto, deve capire di che cosa si sta parlando. Nell’arte ci sono le nostre radici e quando ti trovi davanti ad un’opera d’arte rovinata, sei assalita dal dolore nel notare il disamore che esiste nei riguardi del patrimonio artistico verso il quale abbiamo il diritto di goderne la bellezza, ma anche il dovere di preservare. E in quel momento vengono fuori l’amore e la passione: sono consapevole che sto facendo qualche cosa di buono, che con il mio lavoro posso recuperare e questo dà gioia e felicità perché stiamo recuperando un pezzetto di memoria". La Coloretti ricorda anche la sua prima volta davanti ad un dipinto del ‘300: "avevo paura ma la mano non mi è mai tremata, anche se un’opera così importante mette soggezione e incute rispetto. Non faccio differenza tra un dipinto importante e uno meno, l’approccio è sempre lo stesso, perché prima del valore economico c’è il valore storico e questo vale per tutti". Tra le opere restaurate gli affreschi di Bonamico Buffalmacco, Benozzo Gozzoli, Piero di Guccio, Spinello Aretino, Francecso Traini e a ottobre presenterà il sul intervento di restauro al primo convegno "I colori del restauro".
Maurizio Munda