EMANUELA ROSI
Cronaca

Emanuele, l’ultimo calzolaio: "Sono cresciuto tra le scarpe. In bottega aiutavo il nonno a cucire e incollare le suole"

Il suo negozio ad Aulla è rimasto l’unico e ha dovuto allargarsi. E la sera diventa dj al Duplé "Nell’ultimo anno, per la crisi, la richiesta è cresciuta tanto. Riparare è un gesto di ribellione".

Emanuele, l’ultimo calzolaio: "Sono cresciuto tra le scarpe. In bottega aiutavo il nonno  a cucire e incollare le suole"

Emanuele, l’ultimo calzolaio: "Sono cresciuto tra le scarpe. In bottega aiutavo il nonno a cucire e incollare le suole"

Ne è rimasto solo uno, l’ultimo calzolaio in tutta la Lunigiana. L’artigiano sopravvissuto alla società dei consumi è Emanuele Tossani, under 40, nipote d’arte richiamato al mestiere dopo un passaggio per altre professioni che non lo hanno entusiasmato e una passione per la musica da cui è nato “dj Manu the Beat“ che ancora lo porta alla consolle della discoteca Duplé per le sue serate commerciali. Il penultimo calzolaio lunigianese, Christian Paita, ha scelto di fare il professore in un istituto superiore e chiuso la sua bottega a Pontremoli poco più di un anno fa. Così il lavoro per il calzolaio aullese Emanuele Tossani è aumentato ancora e i trenta mentri quadrati del vecchio laboratorio in via Nazionale non bastavano più. Allora la decisione di allargarsi e ieri ha inaugurato quello nuovo: “La scarpa magica“ è diventata un negorio di 100 metri quadrati in via Resistenza dove, spiega, "si potrà anche acquistare su ordinazione scarpe artigianali personalizzabili, amplierò la produzione di accessori e sogno di creare una mia linea".

In bottega Emanuele c’è cresciuto. "Mio nonno, Simberto Conti, faceva il calzolaio a Pallerone, nel centro del paese – racconta –, e io lo aiutavo a incollare suole e pelli. La domenica mentre ascoltava le partite cucivamo le scarpe assieme: era un gioco che mi appassionava. Crescendo ho provato ad intraprendere altre strade lavorative ma non provavo lo stesso interesse finché un giorno, passando davanti ad un negozio di calzolaio a Sarzana ho avuto la visione di una bottega tutta mia. Nel 2007 avevo 24 anni e, anche se lavoravo la sera come dj e non ho mai smesso, avevo chiaro quello che volevo fare. Così ho cercato un piccolo fondo, l’ho trovato in via Nazionale ad Aulla, dove era rimasto un solo calzolaio ormai anziano, e ho provato ad avviare la mia attività. E’ subito partita alla grande e negli anni sono cresciuto, mi sono perfezionato".

I momenti di difficoltà non sono mancati, come le preoccupazioni, il timore di non riuscire. "Ma ho sempre messo l’impegno giusto per riuscire ad andare avanti – racconta Emanuele –. Anche negli anni della pandemia é stata dura: pensavo di chiudere ma grazie all’aiuto morale ed economico dei familiari ho tenuto duro. L’attività a rilento é ripartita ma sono rimasto come l’ultimo dei mohicani, l’unico calzolaio in Lunigiana, e la mole di lavoro aumentata". Negli anni l’attività é cambiato, non è più solo tacchi e suole, ma un ventaglio molto più ampio di servizi: cambia di colore alle scarpe, restauro di vecchie borse o scarpe, riparazione di capi firmati. "Ho ricostruito persino maniglie di antichi bauli – racconta Emanuele –. In questo momento storico riparare una scarpa equivale a risparmiare e a livello ecologico significa meno inquinamento e meno spreco, ma soprattutto in una società di consumismo riparare é un gesto di ribellione. Il lavoro è aumentato tanto, soprattutto nell’ultimo anno: ho visto ritirare vecchie scarpe a lungo dimenticate in cantina che aveva senso fossero riparate. Influisce anche il fatto che i soldi cominciano a scarseggiare".