Francesco Scolaro
Cronaca

Morì per un errore medico, maxi risarcimento alle figlie a distanza di dieci anni

L’uomo, Argante Pegollo, era deceduto nel 2014 dopo un’operazione all’ospedale di Carrara. Riconosciuta la “condotta negligente”. Il giudice ha condannato l’Asl a pagare 600mila euro

Cristina ed Eufemia Pegollo hanno vinto in primo grado la causa contro l’Asl

Cristina ed Eufemia Pegollo hanno vinto in primo grado la causa contro l’Asl

Carrara, 14 agosto 2024 – Un errore medico in sala operatoria aveva portato alla morte del padre: a distanza di 10 anni dai fatti, le figlie ora ottengono giustizia e un maxi risarcimento, riconosciuto in primo grado dal giudice del Tribunale di Massa. La vicenda risale all’autunno del 2014 e a seguire le due donne, Cristina ed Eufemia Pegollo, sono stati gli avvocati Daniele Biagini e Simona Bisà. Si sono rivolte all’assistenza dello Studio legale Biagini per riuscire a capire che cosa fosse davvero accaduto al padre, Argante Pegollo, deceduto a seguito di un intervento chirurgico nel novembre del 2014 all’ospedale di Carrara. Ma ripercorriamo i fatti, come riportati anche nella sentenza del giudice Alessandro Pellegri.

L’uomo era finito all’ospedale lamentando forti dolori addominali e altri problemi legati al tratto gastrointestinale. Al pronto soccorso di Carrara, all’epoca ancora aperto, gli veniva diagnosticata un “peritonite diffusa da perforazione di ulcera gastrica”. La decisione fu quella di sottoporlo a un intervento chirurgico urgente. Senza entrare troppo nei dettagli tecnici, si optò per la cucitura, o sutura, dello stomaco che dopo poco, però, cedette. Infatti l’uomo era affetto da adenocarcinoma e la ‘raffia’, o cucitura, ha ceduto poco tempo dopo l’operazione. Poche ore dopo l’operazione le condizioni di Pegollo erano peggiorate fino al decesso, avvenuto poco dopo. La causa davanti al Tribunale di Massa doveva quindi verificare che il decesso fosse dovuto proprio all’errata scelta ed esecuzione del primo intervento, a causa di un’errata valutazione medica. La richiesta delle figlie al giudice era di condannare l’azienda sanitaria al risarcimento del danno per perdita di chances e per lesione del diritto iure proprio, al risarcimento del danno da perdita del rapporto parentale. Una causa complessa, insomma, e il tribunale di Massa ha dovuto quindi nominare un Consulente tecnico d’ufficio per valutare tutta la documentazione clinica.

“Dall’elaborato del collegio peritale è emersa chiaramente una negligenza da parte dei sanitari”, sottolinea il giudice nella sentenza e in particolare sul punto del decesso collegato all’errata valutazione “il collegio peritale afferma espressamente il nesso eziologico fra l’evento e la condotta negligente dei medici: ‘Il decesso è correlato con alto grado di probabilità alla esecuzione del primo intervento del 17 novembre 2014, in quanto la sutura diretta della lesione ulcerativa gastrica che riconosceva una origine neoplastica ha condotto alla necessita di un nuovo intervento in un paziente le cui condizioni generali e la classe di rischio anestesiologico si erano modificate in senso peggiorativo’”.

“I consulenti tecnici nominati dal Magistrato del Tribunale di Massa hanno accertato la condotta negligente – errore medico – che ha generato il repentino decesso del signor Argante Pegollo – evidenziano gli avvocati Biagini e Bisà –. Il Tribunale ha individuato, quale danno da perdita del rapporto parentale a favore delle figlie un importo pari a circa 600mila euro, comprensive di un importo di spese legali attorno ai 50mila euro”.

“Abbiamo sofferto per la morte di nostro padre, ma abbiamo anche sofferto per il procedimento giudiziale, che si è reso necessario per la resistenza dell’Asl al riconoscimento dell’errore che, invece, è stato accertato – concludono le figlie dell’uomo, Cristina ed Eufemia –. Il risarcimento economico, che ci auguriamo l’azienda sanitaria voglia porre in essere in modo spontaneo, non potrà mai compensare l’assenza di nostro padre per gli anni che ancora erano a lui ed a noi disponibili, da potersi spendere in tutti i momenti di una normale vita famigliare, che avremmo potuto godere”.