E’ stato condannato dal Tribunale di Massa a 1 anno e 1 mese il 48enne senegalese Matar Mal, per evasione e resistenza a pubblico ufficiale aggravata. Il giudice Elisabetta Congiusta ha pronunciato la sentenza dopo aver ascoltato i testimoni: un dirigente penitenziario e due assistenti di polizia penitenziaria. L’uomo, difeso dal legale George Botti e che ora si trova recluso nel carcere di Pisa, era stato assegnato nel 2023 al lavoro all’esterno del carcere di Massa dove stava scontando 30 anni di reclusione per omicidio pluriaggravato, dopo il trasferimento da Bergamo.
Il 28 marzo 2010 Matar Mal tolse la vita al suocero Giannino Trapeletti, ex sindaco di Borgo di Terzo, dandogli fuoco. Una vicenda che sconvolse la comunità del bergamasco e balzò alle cronache nazionali. Matar Mal lavorava in un cantiere navale e faceva il volontario in una società sportiva. Lo scorso 25 aprile non si presenta in carcere entro le 23 e consuma l’evasione. Scattano le ricerche del detenuto evaso che viene rintracciato telefonicamente fino al ritrovamento dello scorso 29 aprile, quando due agenti penitenziari lo individuano sul lungomare di Marina di Massa all’altezza dello stabilimento balneare Flora. Scatta l’inseguimento dell’uomo: un agente penitenziario a bordo dell’auto mentre l’altro a piedi. Mal si rivolge a quest’ultimo scoprendo un lembo della giacca e mostrando un coltello da cucina e – secondo quanto appreso – avrebbe intimato l’agente di "lasciarlo perdere". Mal riesce a fuggire, ma la sera stessa, alle 22.40, si presenta alle porte del carcere di Massa per costituirsi.
Matar Mal, conosciuto alle cronache per aver ucciso il suocere dandogli fuoco, quel giorno di ormai 15 anni fa aveva raggiunto l’abitazione del suocero Giannino Trapletti in preda alla rabbia per la decisione della figlia della vittima di lasciarlo. Aveva colpito la consorte con alcune coltellate (la donna era rimasta diversi giorni in ospedale), poi se lera presa con il padre della ragazza, intervenuto per proteggerla. A quel punto il 34enne aveva preso un recipiente di liquido infiammabile e lo aveva versato addosso a Trapletti. Poi aveva appiccato il fuoco. L’ex sindaco era stato avvolto dalle fiamme, riportando ustioni sul 90 per cento del corpo ed era deceduto 12 giorni dopo al Niguarda di Milano.