Federcaccia Toscana ha chiesto al Commissario Giovanni Filippini una deroga alle norme che vietano la possibilità di autorizzare il prelievo del cinghiale in braccata all’interno della zone di restrizione in provincia di Massa e Carrara, e in particolare nell’Atc Massa 13. Una rivendicazione anche alla luce di quanto emerso nel convegno andato in scena lo scorso 4 ottobre a Filattiera e a margine della formale comunicazione inoltrata dalla Regione."Pur comprendendo la necessità di adottare misure straordinarie per contrastare la Psa – ha affermato l’associazione venatoria – dati gli ultimi sviluppi della ricerca attiva di carcasse di cinghiale che hanno dato sempre esito negativo al rinvenimento di nuovi capi infetti, crediamo che sia indispensabile una revisione delle restrizioni imposte in quest’area". Federcaccia ha poi rimarcato il ruolo cruciale avuto dagli appartenenti alle squadre di caccia al cinghiale che negli ultimi mesi si sono impegnati nel monitoraggio e nella rimozione delle carcasse infette. L’associazione ha inoltre definito "ingiustificato limitare l’unica attività, la caccia al cinghiale, che fattivamente contribuisce al depopolamento della specie" a fronte delle migliaia di fruitori delle aree rurali che in questi mesi hanno frequentato le zone interessate dal divieto senza sostanziali penalizzazioni. L’ordinanza n. 5 del 1° ottobre 2024 del Commissario straordinario alla peste suina africana stabilisce che la caccia al cinghiale è vietata nelle zone di restrizione di colore azzurro (zona 1) nella forma della braccata, girata e nella forma singola in zone bianche fino a nuove disposizioni. Tuttavia, sono previste deroghe specifiche per il controllo della popolazione di cinghiali selvatici nelle zone infette e nelle zone soggette a restrizione II e III. Queste deroghe includono l’uso di trappole, il tiro selettivo e la girata con un massimo di tre cani e quindici persone per unità di gestione del cinghiale. Inoltre, l’ordinanza prevede misure di biosicurezza negli allevamenti di suini domestici e nei cinghiali selvatici, con l’obiettivo di contenere la diffusione. Le regioni devono assicurare l’applicazione delle misure, tenendo conto della loro situazione epidemiologica e dell’organizzazione territoriale.
Natalino Benacci