di Natalino Benacci
Nelle stagioni fredde amava indossare un loden tirolese, rigorosamente verde. Un vezzo caratterizzato da un pizzico di superstizione perché era convinto che quel soprabito portasse bene. Toccava ferro insomma. Ma forse era solo un modo per rassicurarsi e trovare conforto di fronte ai suoi molteplici impegni, come magistrato, ministro, parlamentare e sindaco. Che già sono carichi pesanti, ma in realtà l’elenco era sempre molto più lungo. Perché a Enrico Ferri, nato alla Spezia nel febbraio del 1942, piacevano le sfide, non solo quelle importanti, ma anche per casi di piccolo cabotaggio che però coinvolgevano i destini delle persone. E quando decideva di correre lo faceva sino in fondo. Un uomo pieno di risorse, creativo e un po’ guitto come lo sono i grandi attori sul palcoscenico, consapevoli che la loro maestria non ha bisogno di canovacci.
Aveva una marcia in più e la gente cominciò a capirlo subito al suo arrivo a Pontremoli come pretore nel 1971. Per ironia della sorte in quell’anno al Premio Bancarellino aveva vinto il libro "La grande avventura dell’uomo". Quasi una profezia. Ebbe bisogno di poco tempo per entrare nell’anima della città. Lo affascinavano il profumo dei libri e delle carte e soprattutto una storia millenaria dove guelfi e ghibellini hanno rappresentato la tesi e l’antitesi per arrivare alla verità. Aveva carisma e le porte gli si aprirono in fretta, così già nel 1973, Enrico Ferri fondò il Centro lunigianese di studi giuridici per iniziare un’attività convegnistica sulla giustizia. Un impegno in cui vennero coinvolte anche persone di buona volontà, non solo espressamente legate al mondo della giurisprudenza. Basti pensare che per organizzare il primo convegno nazionale sul tema "Ecologia e disciplina del territorio" (1975) scelse come sede il Golf Hotel, che a quel tempo era ancora una scatola vuota e che veniva arredato con la complicità dei negozianti di mobili solo per i giorni dell’evento. Tanti altri i temi toccati negli anni seguenti: "La famiglia di fatto" (1976), "Pretori e preture verso un nuovo anno zero" (1977), "Il segreto bancario tra miti e realtà" (1979) quelli che hanno lasciato un segno e spesso hanno anticipato il legislatore costituendo un punto di riferimento irrinunciabile come ad esempio è accaduto per la riforma del diritto di famiglia. Tra l’altro moltissimi magistrati partecipavano a quegli appuntamenti. Tra i tanti Jannuzzi, Piraino Leto, Grisolia e Giacobbe.
Dopo le esperienze al Consiglio Superiore della Magistratura negli anni di piombo e come presidente dell’Associazione nazionale magistrati decise di affrontare l’esperienza politica le cui prime tappe furono caratterizzate da un momento negativo per la rottura del rapporto con la Dc. Per sedici mesi nel periodo 1988-89 fu ministro dei Lavori Pubblici nel Governo De Mita, designato in qualità di tecnico non parlamentare quando divenne famoso per il decreto che limitava la velocità in autostrada ai 110 chilometri orari. Ricordava sempre che dal luglio ‘88 al luglio ‘89 quella legge aveva salvato circa duemila vite. Nel 1989 fu eletto al Parlamento Europeo e nel ‘92 alla Camera dei Deputati col Psdi. Intanto non aveva dimenticato la politica locale ed era stato eletto sindaco di Pontremoli (1990), carica che rinnoverà tre volte, sino al 2004. Però tenne una linea civica e fu rieletto col sostegno del Centrodestra.
Inizialmente questo spostamento creò dei problemi con il Partito del socialismo europeo al quale il Psdi aderiva. Al vertice euro-socialista di Corfù il Pse sfrattò addirittura Ferri dalla camera prenotata al Grand Hotel, costringendolo a trasferirsi in una pensioncina di terz’ordine. "La motivazione con la quale il Psdi è stato messo fuori della porta - aveva commentato Ferri - è stata offensiva anche per il Governo italiano".
Poi dopo questa fibrillazione lasciò il Psdi e fondò il movimento per la Socialdemocrazia liberale europea (Sole) e successivamente fu candidato nelle liste del Biancofiore (Ccd e Udc) senza essere eletto e approdò all’Udr-Udeur di Clemente Mastella, che da Guardasigilli lo nominò responsabile dell’Ufficio di coordinamento della attività internazionali del Ministero della Giustizia sino al 2008. Sul piano locale dopo aver deciso di immergersi a tempo pieno nella politica, con il suo attivismo ha sempre suscitato apprezzamento e grande consenso, ma anche polemiche a non finire.
Gli avversari soprattutto in Lunigiana non gli perdonavano il decisionismo e l’autorità con cui era solito affrontare le questioni politico-amministrative superando gli schemi classici delle tradizionali relazioni tra le forze politiche. Cattolico dotato di grande onestà intellettuale Ferri ha costruito la sua carriera politica partendo dalla cultura. Era affascinato dal profumo della santità. Come nel caso di Madre Teresa di Calcutta che aveva avuto modo di incontrare a Roma in diverse occasioni nei primi anni Novanta e aveva voluto dedicare alla santa una via di Pontremoli. "Dedicare una via a Madre Teresa - aveva commentato allora il sindaco - significa ricordare a tutti i cittadini di un centro piccolo, ma ricco di valori cristiani come Pontremoli, l’azione di carità svolta da una piccola grande suora che, avvolta nel suo sari bianco e blu, è stata capace di inventare nuove risposte della solidarietà in tutto il mondo. Un insegnamento che nessuno deve dimenticare". E per testimoniare questa sensibilità si era recato in Centrafrica nella diocesi guidata dal vescovo lunigianese Armando Gianni per consegnare i fondi raccolti attraverso diverse manifestazioni pubbliche a favore della costruzione di un asilo per i bambini di Bouar.
Il sindaco Enrico Ferri ha firmato molte opere pubbliche che rimangono nel paesaggio basti pensare al recupero del Teatro della Rosa, al sottopasso ferroviario sulla statale, al Centro Anas, alle caserme e alla difesa delle istituzioni come gli uffici giudiziari e il carcere. Poi è arrivato il tempo grigio della malattia, quello specchio oscuro che ha dissolto la speranza. Ma rimane nella memoria della gente l’impronta dell’uomo: quella disponibilità partecipe all’ascolto dei bisogni e la condivisione emotiva sincera, capace di aprire il cuore agli altri, amici e sconosciuti allo stesso tempo.