NATALINO BENACCI
Cronaca

Liberazione, la festa raddoppia a Pontremoli

Oggi tante iniziative in provincia e il ministro Orlando a Filattiera. Martedì si ricorda la fine del nazifascismo nella ’città dei ponti’

Festa della Liberazione

Massa Carrara, 25 aprile 2022 - Mentre oggi in tutta la provincia di Massa Carrara si celebra la ricorrenza della Liberazione – 25 aprile 1945 – con il Ministro del lavoro, Andrea Orlando, presente all’evento provinciale a Filattiera, Pontremoli si prepara a festeggiare la ’sua’ Liberazione che avvenne il 27 aprile 1945. Non poteva uscire indenne dai bombardamenti mirati dell’aviazione alleata che cercava di tagliare le vie di fuga all’esercito tedesco. La pioggia di bombe iniziò a scatenarsi l’11 maggio 1944 per replicare l’azione a settembre e poi a febbraio del ‘45 con una serie di attacchi in vista dell’epilogo finale: 12 i morti tra i civili e macerie tra cui il ponte di Porta Parma, la chiesa di San Pietro e la Villa Lorenzelli. Gli obiettivi erano la ferrovia, i ponti stradali e la "Berta", un cannone che i nazisti nascondevano all’interno di una galleria. Tra le tante bombe una, il 18 marzo 1945, colpì una casa di Via Garibaldi di fronte alla Chiesa di San Nicolò. Poteva essere una strage e la devastazione di un intero quartiere storico. Ma l’ordigno stranamente non scoppiò, rimase inerte come bloccato da una mano santa. E la devozione popolare fideisticamente riconobbe l’intervento del Cristo Nero. Un grande crocifisso, di cui si ignora la provenienza e la datazione ( forse del XV secolo). La leggenda racconta che una donna di nome Liberata ospitò una sera un povero pellegrino con un pesante fardello sulle spalle. Il mattino seguente però l’uomo era scomparso.Ma dalla soffitta dell’abitazione scaturiva una misteriosa luce. Qui fu scoperto un sacco lasciato dallo sconosciuto: avvolto in un panno c’era il prezioso crocifisso.

Un analogo episodio si ricorda nella frazione di Succisa, quando ai soldati tedeschi in ritirata si inceppò il cannone puntato verso la chiesa dedicata a Santa Zita. L’antica chiesa di San Pietro fu distrutta dai bombardamenti nel 1945, ma rimase in piedi il campanile che fu inglobato e messo in sicurezza con il nuovo edificio sorto nel 1956. La storica torre campanaria rimane nel rimpianto dei vecchi parrocchiani che la ricordano col rammarico che non potesse essere salvata conservando la propria identità. Il complesso comprendeva anche un monastero che fu trasformato in palazzo vescovile. Della chiesa originale rimangono un architrave che si trova esposto al castello del Piagnaro e il labirinto di pietra arenaria (ora all’interno del nuovo edificio) diventato uno dei simboli della Via Francigena. Ma in quel periodo travagliato affiorano anche altri eventi straordinari come l’opera del vescovo Monsignor Giovanni Sismondo che salvò Pontremoli da bombardamenti a tappeto intervenendo anche contro i rastrellamenti e le violenze. Salvò dalla morte moltissimi partigiani, fu più volte minacciato dai nazifascisti e fatto per due volte prigioniero dai tedeschi. Tra i molteplici episodi si ricorda quello nella notte tra il 25 e 26 aprile del ‘45: al tenente prussiano che era venuto ad arrestare il vescovo e i suoi collaboratori (tra cui il segretario don Marco Mori) e ad annunciare che la città sarebbe stata bombardata (se non fossero stati rintracciati due tedeschi del comando fuggiti con segreti militari) monsignor S ismondo replicò: "Non avete il diritto di infierire contro una città indifesa, toccare i suoi abitanti, i suoi viveri e le sue case. Nessuna legge può giustificare la vostra violenza. Se volete del sangue prendete il mio".