CRISTINA LORENZI
Cronaca

"Filiera corta? Utopia". L’allarme del marmo: "Chiuderemo tutti"

Confindustria organizza una commissione contro l’articolo 21. Musetti: "Noi commercianti saremo i primi a sparire: insostenibile".

"Filiera corta? Utopia". L’allarme del marmo: "Chiuderemo tutti"

All’incontro c’erano tutti e alla fine hanno deciso per un chiaro "no" all’articolo 21 del regolamento degi agri marmiferi previsto dal Comune. Gli industriali del marmo, riunitisi in seduta plenaria nella sede di Confindustria, per decidere come affrontare la nuova normativa che dovrebbe rivoluzionare il mondo del lapideo, hanno dichiarato la propria contrarietà a "un regolamento inapplicabile e insostenibile".

Dall’incontro è emersa la linea dura che potrà essere o andare alla guerra delle carte bollate, anche se, almeno ultimamente, le imprese del lapideo non sembrano trovare quel conforto ricercato nei tribunali, o organizzare iniziative per annullare la nuova normativa. Nel mirino di escavatori, ma soprattutto di commercianti, c’è tracciabilità e in particolare filiera corta, che per tutti è inapplicabile. Se qualcuno ha addiritttura prospettato una serrata di sei mesi in attesa che il Comune torni sui propri passi, altri, conti alla mano, spiegano che quel regolamento è un’utopia e non risponde alla ratio per cui è nato, ossia aumentare lavoro e occupazione. Al contrario, secondo gli imprenditori del marmo, "l’obbligo di lavorare il 50 per cento in loco e la filiera corta danneggerebbe l’occupazione con la chiusura immediata di 40 ditte e la perdita di oltre cento posti di lavoro diretti e altri dell’indotto. Non solo, secondo Confindustria la filiera corta, penalizzando le aziende che non hanno il bianco statuario, ma l’ordinario, va contro la libera circolazione delle merci e sarebbe pertanto incostituzionale. Da qui la decisione di istituire una commissione ad hoc di industriali che studi con i legali la questione e che preveda una task force contro la legge che potrà essere l’ordinario ricorso al giudice o maniere più morbide, ancora da definire, che individuino i punti da correggere e su cui intervenire.

A illustrare una situazione esplosiva è il rappresentante dei commercianti del marmo, Valerio Musetti, il quale si è presentato all’incontro con un mandato chiaro: "Le ditte del commercio saranno le prime a sparire, non potranno sostenere la filiera al 50 per cento e il regolamento otterrà in città l’effetto opposto a quello che si prefigge". "Le aziende del commercio – spiega Musetti – sono quelle più penalizzate da questa normativa. Non tutte trattano il bianco statuario che può essere venduto a prezzi astronomici. Molte hanno l’ordinario che, con la lavorazione in loco, finirebbe fuori mercato. La filiera al 50 per cento significa alzare i prezzi, quindi svalutare il prodotto. Il che si tradurrebbe in magazzini stracolmi, prezzi crollati e dipendenti a casa. E se le aziende del commercio chiudono, si ridimensiona anche il lavoro al monte e al piano con un calo dell’escavazione che significa calo del lavoro per tutti. Il regolamento è stato concertato con le aziende di escavazione, che hano subito un ricatto. Nessuno ha tenuto conto – conclude Musetti – dei commercianti che non hanno alcun potere contrattuale e non potranno fare altro che chiudere i battenti. Per la lavorazione in loco non ci sono nè telai, nè strutture, né segherie e laboratori. Senza pensare che io perderei i miei clienti fuori di qui, quei laboratori di altre regioni che finora hanno provvveduto alla segagione. Questa legge distrugge l’intera fliera esattamente al contrario della mission che si prefigge"