REDAZIONE MASSA CARRARA

Fiocco nero e lotte operaie "Un blitz che ricorda l’800"

Il musicista Marco Rovelli è uno degli ultimi simboli del movimento in città "Gli arresti sono un gesto politico, mentre continua la devastazione dei monti".

Fiocco nero e lotte operaie "Un blitz che ricorda l’800"

L’anarchia a Carrara è come il marmo, è sempre esistita, ed è stata protagonista delle grandi battaglie operaie contro lo sfruttamento dei cavatori e in generale degli operai. Gli anarchici sono uno dei tratti distintivi di Carrara, lo dimostra il monumento a Gaetano Bresci nei giardini del cimitero di Turigliano, ma lo dimostrano anche i circoli e le associazioni libertarie, e il primo maggio anarchico, che si festeggia solo a Carrara. Tra i simboli dell’anarchia cittadina c’è il circolo Gogliardo Fiaschi, lui che è stato stata una figura fondamentale nella storia dell’anarchia carrarina, con il suo fiocco nero al collo. E in tempi più recenti il simbolo dell’anarchia è diventato un po’ Marco Rovelli, lui che ha cantato ai funerali dell’ultimo partigiano, il combattente Giorgio Mori, a metà tra Jacques Brel e la tradizione dei canti popolari, quelle degli operai e degli ultimi.

"A tredici anni mi raccontava che era un partigiano del battaglione Gino Lucetti – racconta Rovelli a proposito di Gogliardo –. Per farsi prendere diceva di avere quindici anni. Dopo la guerra al circolo Pietro Gori conobbe José Luis Facerias, anarchico di grande fascino e di grande eleganza, molto ricercato. Era anche ricercato da anni dalla polizia franchista. Ne rimase conquistato e lo seguì in Spagna. Aveva esattamente 27 anni. Gogliardo mi raccontò che erano entrati in Spagna dai Pirenei, e lo fecero travestendosi da escursionisti. Ma li presero prima di mettere in atto il piano. Cioè, presero me vivo – mi disse Gogliardo –, Facerias invece lo uccise una guardia civile. A me mi diedero vent’anni di galera – raccontava sempre Gogliardo – ma ne aveva fatti diciassette. Otto in Spagna girando ventotto carceri e nove in Italia. Uscì a 43 anni con i capelli bianchi. Era il 1973". Una volta libero Gogliardo torno a Carrara.

"Il circolo di via Ulivi 8 fu il compimento del suo impegno – prosegue Rovelli –. Gogliardo morì il 29 luglio del 2000, proprio il centenario, guarda il sublime caso, del giorno in cui Gaetano Bresci sparò a Umberto I. Dopodiché il circolo prese il suo nome. Negli anni successivi alla sua morte, il circolo ha visto la presenza attiva e costante di alcune persone che ne hanno gestito la continuità tra cui Angelo Dolci, il partigiano Taro, morto nel 2015, e poi Gino Vatteroni, lo storico che non ha mai mancato di accogliere chiunque con la sua gentilezza e nutrirlo con la sua passione. Mettere agli arresti Gino e i suoi compagni per ‘propaganda sovversiva’ è un gesto politico che sembra riportarci indietro nel tempo, a quell’Ottocento in cui gli anarchici venivano messi in galera per il semplice fatto di essere tali, a quando la Spartana – la prima società segreta che chiedeva il ritorno alla ‘spartizione’ del bene comune marmo tra le comunità, venne dichiarata ‘associazione di malfattori’. E tutto questo mentre a Carrara – conclude Marco Rovelli – continua impunita la devastazione delle montagne in nome dei profitti intascati dalle grandi imprese. Nemmeno le briciole restano alla terra apuana ma solo lo scempio. Contro il quale il circolo ha da anni levato la sua voce".

Alessandra Poggi