A Fivizzano sembra in questi giorni di vivere una situazione di guareschiana memoria sulla falsariga di Peppone e don Camillo a causa di una vicenda che ha che vedere con il suono delle campane della chiesa prepositurale, nel centro storico, oggetto di una protesta, fatta direttamente al vescovo, da parte di un cittadino che lamentava gli orari in cui queste vengono fatte suonare. Una situazione però all’incontrario di quella che Guareschi l’aveva magistralmente narrata nella sua celebre serie di film, grazie agli insuperabili Fernandel e Gino Cervi, in quanto in questo caso, a Fivizzano, il sindaco è assolutamente d’accordo che le campane debbano continuare a suonare agli stessi orari di prima.
"Nell’omelia di sabato scorso il parroco don Bernardo Marovelli ha comunicato che il suono delle campane della chiesa di piazza Medicea – scrive il sindaco Gianluigi Giannetti – sarà posticipato. Questo a seguito della protesta di una persona che si è rivolta direttamente al vescovo Mario Vaccari che evidenziava il fastidio arrecato dalle campane, per cui l’orario è stato modificato e verrà limitato e adeguato ai parametri previsti dai regolamenti della Diocesi di Massa Carrara-Pontremoli. Io, comprendo l’esistenza di regole e norme emesse dalla Diocesi – precisa il sindaco – però ritengo assolutamente inaccettabile che un solo e unico cittadino, peraltro non residente, possa decidere per la vita di un’intera comunità. Il suono delle campane, è bene essere chiari, segna il ritmo biologico dell’esistenza quotidiana degli abitanti di Fivizzano, rappresenta un patrimonio immateriale della nostra comunità, pertanto le campane non possono essere spente o il loro suono venir posticipato per accontentare la voglia di riposo di qualche singolo. Trovo inopportuna la pretesa di raggiungere una determinata località e decidere di cambiarvi le tradizioni, le usanze, per certi versi la cultura stessa di quel centro, di quel borgo. Fivizzano è città libera, aperta a tutti coloro che desiderano visitarla e viverla, connotata da una forte vocazione turistica; un capoluogo con amministratori disposti a trovare una soluzione giusta, equilibrata per coniugare la vita dei residenti con quella dei tanti turisti italiani e stranieri e dei lavoratori che qui risiedono per determinati periodi. Quindi il messaggio ’forte e chiaro’ che desidero lanciare è che nessuno si permetta di sovvertire le nostre usanze e tradizioni. Nei prossimi giorni scriverò direttamente al vescovo chiedendogli di rivedere il regolamento e le leggi che mortificano le tradizioni e le volontà di un’intera comunità".
Roberto Oligeri