Foglie e steli morti del canneto che si depositano sul fondo del lago potrebbero essere la causa del diradamento dello stesso. Una sedimentazione che si potrebbe rimuovere per dare di nuovo ossigeno all’area umida ma per farlo bisogna prima conoscere di che cosa sia fatto, per capire se si possa riutilizzare oppure come smaltirlo in maniera corretta. E’ il nuovo ‘atto’ per il salvataggio del Lago di Porta da parte del Comune di Montignoso, grazie agli studi scientifici avviati negli ultimi anni anche con le Università della Toscana per garantire la sopravvivenza di un’area umida importante come il Lago di Porta caratterizzata in particolare dal canneto. Il fenomeno più preoccupante, al momento, è quello "della regressione del canneto noto come die-back".
Il Comune, grazie ad un contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara sul Bando 2021, aveva affidato alla società Nemo srl di Firenze la redazione del Piano di Gestione del Canneto, consegnato nel 2022, in cui si evidenziava che "risalire alle cause del fenomeno della regressione del canneto con certezza non è al momento possibile. Tuttavia, la significativa correlazione del fenomeno con alcune particolari condizioni ecologiche dei canneti (sommersione, invecchiamento), dimostrata da vari studi effettuati in differenti contesti geografici, può guidare alcune scelte gestionali". Fra le ipotesi, "l’assenza di un periodo di prosciugamento durante la fase di germinazione estiva, incide negativamente sullo stato di salute dei canneti. È noto altresì che l’eccessivo accumulo di lettiera causato dal rapido accumulo di steli e foglie morte al termine di ogni stagione vegetativa, determina condizioni di anossia a livello radicale e conseguente diradamento della copertura per aumento della mortalità delle piante.
In situazioni di acque poco profonde, l’accumulo di lettiera può inoltre inibire l’accrescimento delle giovani plantule per effetto di ombreggiamento. In questi casi, la periodica rimozione della lettiera può favorire la ripresa del canneto". Ecco, quindi, una possibile soluzione da mettere in campo: rimuovere il sedime sul fondo, chiamato ‘lettiera’. Ma per farlo occorre verificare con quali modalità la stessa possa essere smaltita o avviata a recupero, magari riutilizzandola come compost o terriccio, se idonea. Le analisi sono state affidate in questi giorni alla ditta CBA Analisi Srl di Forte dei Marmi.