ROBERTO OLIGERI
Cronaca

Francesca, 27 anni, lavora nei campi come gli avi: “Questo mestiere ce l’ho nel Dna”

Fivizzano, la giovane, diplomata all’istituto alberghiero, discende da un’antica famiglia di contadini. E ora vola al Salone di Torino con il suo Grano23. La sua è una tenuta di oltre trenta ettari in falsopiano

Francesca Bongi insieme al padre Antonio al lavoro nei campi. Qui sopra è alla guida di una macchina ranghinatrice. Andrà al Salone del gusto di Torino

Francesca Bongi insieme al padre Antonio al lavoro nei campi. Qui sopra è alla guida di una macchina ranghinatrice. Andrà al Salone del gusto di Torino

Fivizzano (Massa Carrara), 30 agosto 2024 – “A volte, quando lavoro sui mezzi in prossimità della provinciale, le auto si fermano. La curiosità di chi è alla guida consiste nel fatto che a condurre il trattore o la trebbiatrice sia una donna, cioè io». Non ha peli sulla lingua Francesca Bongi, 27 anni, un diploma d’Istituto Alberghiero, discendente di un’antica famiglia di agricoltori che da secoli coltiva la terra e alleva bestiame nei pressi di Pratolungo, a non molta distanza dal Santuario della Madonna dei Colli di Soliera.

La sua è una tenuta di oltre trenta ettari in falsopiano: una rarità nel panorama agricolo lunigianese, fatto di irti poggiate a strapiombo, dove arrivarci coi mezzi meccanici è solo un miraggio. E’ lì che Francesca con l’aiuto del padre Antonio e della mamma Nadia semina e produce erba medica, mais, grano e altri cereali. Nella sua stalla inoltre, affiancata da ampi recinti dove gli animali vivono in libertà, sono allevate le rare bovine ’pontremolesi’, una razza ’reliquia’ capace di produrre un latte particolare che nel caseificio aziendale si trasforma in formaggi e altre specialità di nicchia. Ma l’azienda di Francesca Bongi, è famosa anche per l’antica varietà di ’Grano 23’ in purezza che vi si coltiva.

«Quest’anno per la prima volta ho effettuato io la mietitura a bordo della nostra ’Laverda M120’ – racconta Francesca – e non è uno scherzo manovrarla perché se non si è sufficientemente capaci si rischia di perdere molto grano. Inoltre le ore migliori per effettuare la mietitura sono quelle più calde, sotto il sole nel pieno del giorno, pertanto serve una notevole resistenza ai picchi di calore. Normalmente poi adopero tutti gli altri mezzi: trattori, assolcatori, ranghinatrice di cui dispone l’azienda – spiega la giovane – e mi occupo poi della vendita diretta dei nostri prodotti e della parte amministrativa. Per il momento, la stalla, la cura soprattutto mio padre, ma sento che non è lontano il giorno in cui mi ci dedicherò anch’io».

Vendete il grano 23 direttamente sul mercato, oppure ne ricavate farina?

«Siamo un’azienda di ’coltivatori-custodi del seme’, pertanto possiamo vendere solo la farina che se ne ricava. E questa operazione viene fatta con macine a pietra, nel nostro caso al Frantoio Moro a Caniparola di Fosdinovo. Questa farina ad esempio serve per preparare il ’Croxeto’ di Varese Ligure, un presidio Slow food. E proprio come fornitrice di farine di ’tipo 2 integrale e macinata a pietra’, per la prima volta sono stata invitata e parteciperò a ’Terra Madre’, Salone del Gusto di Torino, nella sua 15° edizione che va dal 26 al 30 settembre prossimo; devo dire che per la nostra azienda, è un notevole risultato e una grande soddisfazione».

Da dove trae la forza una ragazza di 27 anni per portare avanti un lavoro, sotto il profilo della resistenza fisica così duro?

«All’ingresso del nostro podere, c’è una ’maestà’ posta da un nostro antenato, Valerio Bongi, nel 1774; penso davvero – afferma Francesca – che la mia volontà di portare avanti l’attività in campo agricolo sia impressa nel mio Dna, una volontà ereditata dalle innumerevoli generazioni che mi hanno preceduta in questa bella fattoria dove sono nata e che io desidero lasciare in ordine e produttiva agli altri che verranno dopo di me».