
Giuseppina Zani, figlia naturale di Costanzo Ciano
Carrara, 11 aprile 2015 - Fin da bambina ha portato dentro di sé il suo segreto, nascondendolo per tutta la vita. Così ha chiamato papà un uomo a lei estraneo, mentre alla radio, sui giornali, in tutta Livorno si parlava ancora del suo vero babbo, ben più famoso. Solo adesso in vecchiaia, per una spinta di orgoglio, senza chiedere nulla a nessuno, ha deciso che non era più tempo di segreti e ha raccontato a tutti una verità custodita con cura per ben 78 anni: «Io sono la figlia di Costanzo Ciano».
Si presenta così oggi Giuseppina Zani, 78enne abitante a Carrara, che per una vita intera ha deciso di tenere celata la sua vera identità. Non dicendo a nessuno di essere la figlia di uno dei personaggi più influenti del fascismo e, nei fatti, la sorella di quel Galeazzo Ciano che sposò la figlia del duce diventandone il genero, e che poi pagò con la vita il proprio voto contrario durante la seduta del Gran Consiglio nell’estate terribile del 1943. Un segreto di ferro. Quasi avesse stabilito un tacito patto con la mamma, Ginevra Cristiani, che non le raccontò mai niente sulla sua nascita.
Già la mamma Ginevra, cameriera della famiglia allora più importante di Livorno, i Ciano. Costei nel 1937 rimase incinta dopo una relazione consumata nelle stanze di casa con il padrone. Lei allora aveva 30 anni, il vecchio Costanzo 60. Se tutto ciò che si compiva attorno a loro oggi è storia raccontata dai libri, la sua vicenda personale è rimasta fin qui un segreto: «Dopo che mia mamma ebbe partorito fu colpita dalla nefrite – racconta dunque Giuseppina, una memoria di ferro e una vita trascorsa poi con tutto l’affetto del marito e delle tre figlie – Il mio vero padre, Costanzo Ciano, decise allora di darmi in balia a una famiglia di Crespina, in provincia di Pisa. Qui vissi i primi quattro anni della mia vita come una principessa. Ero tutta vestita di pizzi e ogni domenica arrivava a trovarmi la mamma. Ce la portava l’autista dei Ciano, colma di regali per me e per le figlie di Gina, la donna che mi ha allevato e che io considero la mia vera mamma».
I Ciano in quegli anni sono davvero la famiglia più importante della zona: «Il fattore del paese aveva incarico di portare ogni prelibatezza per me, ma anche per la famiglia della balia – ricorda Giuseppina –. Da lei ho poi saputo che lo stesso Ciano mi avrebbe voluto adottare, ma mia madre non glielo ha mai permesso. Chissà...». Sono comunque il tempo e il destino a cambiare le cose. Perchè nel ’39 Costanzo Ciano muore. Poi lo scoppio della guerra: la madre perde il lavoro nella casa livornese e si trasferisce a Bologna. Qui Ginevra nel 1940 trova un uomo che la sposa e che nel ’41 ne adotta la figlia che si trasferisce dal paesino toscano e le dà anche il cognome: Zani, appunto: «Vissi in questa nuova famiglia con la mamma e un padre che non era il mio. Poi nel 1949 mamma morì e io mi trasferii da uno zio a Carrara, dove ho vissuto fino ad adesso. Mi sono sposata con Franco Bartoli da cui ho avuto tre figlie a cui spero di aver dato tutto quel calore che mancò a me. Mio padre Costanzo? Di lui non ho ricordi. Sono comunque convinta che provvide al mio mantenimento anche dopo la sua morte, dal momento che nella mia infanzia non mi è mai mancato niente».
La storia di Pina è materiale di un filmato prodotto dagli Archivi della Resistenza.