Era dall’estate scorsa, come ormai da oltre trent’anni, che Giancarlo Boschetti il pastore di Tavernelle, si trovava lassù, sul Monte Navert nell’Appennino parmense, assieme al suo gregge fra pascoli sterminati e sorgenti d’acqua purissima ed ora che l’autunno è arrivato ha fatto ritorno a casa, in Lunigiana.
"Ho vissuto tutta la stagione della transumanza in roulotte, il mattino all’alba la sveglia: bisogna mungere le pecore, sistemare il latte e poi partire col gregge – racconta – sui pascoli d’altura dove l’erba è più sostanziosa e saporita. E l’occhio deve essere vigile, perché il lupo è sempre in agguato ed i cani perirebbero in uno scontro. Questo, tutti i giorni, pertanto come dico sempre ai giovani che mi raggiungono e che vorrebbero fare questo mestiere: ’Quella del pastore, non è una vita da favola’".
Dopo aver lasciato il Navert, però non è rientrato subito a Tavernelle?
"Mi fermo sempre a Felola nel parmense, dove ho a disposizione un grande casale con stalla e dei prati sterminati dove far pascolare il gregge. Quest’anno però non vi sono stato molto a causa della minaccia dei lupi. E’ la prima volta che subisco la perdita di un agnello e una pecora è rimasta ferita dall’attacco del predatore. Tutte le notti dovevo stare allerta perché i lupi circondavano la stalla. I miei greggi di pecore, di razza massese in purezza, sono esemplari che vengono premiati nei concorsi per la loro bellezza e qualità e quindi significa una grave perdita".
Come protegge il suo gregge durante la notte?
"In montagna, ho un grande recinto anti lupo dove i predatori non possono penetrare, giù a Felola invece le pecore sono protette da una recinzione elettrica, che non è proprio il massimo…".
Un tempo, durante l’inverno si portavano a svernare gli animali in luoghi più caldi, come in Maremma …
"Ho scelto di restare qui, in quanto ho il foraggio per l’inverno: ben 3200 presse di fieno, inoltre, meteo permettendo, porto sempre al pascolo le pecore anche durante la stagione invernale. Certo, non è come in montagna, quando arriva il momento di rientrare a valle, è davvero come lasciare il paradiso".
Roberto Oligeri