CORRADO RICCI
Cronaca

Ginecologo assolto in appello. «Avevo fatto tutto il possibile»

Il dottor Pozzi era a processo per la morte di una neonata. In primo grado era stato condannato per omicidio colposo

Cristian Pozzi, il ginecologo che dal 2012 è a Massa

Massa, 15 maggio 2016 - PER quasi due anni ha vissuto sotto l’ombra di un sospetto, indotto da una condanna di primo grado: aver sottovalutato le condizioni di sofferenza del feto e non aver dato corso al parto cesareo, che avrebbe salvato la piccola creatura che, venuta al mondo, non superò i tre giorni di vita. Prospettazioni infondate, accuse non sostenibili, nesso causale inesistente. Parola di Corte di appello, che ha assolto con la formula piena il ginecologo Cristian Pozzi imputato di omicidio colposo. La sentenza di primo grado emessa alla Spezia il 30 settembre 2014 – condanna a 4 mesi di reclusione e al pagamento di una provvisionale di 400mila euro ai genitori della neonata – è stata ribaltata sotto i colpi degli avvocati difensori Giovanna Daniele e Matteo Vicini che avevano convinto la Corte di appello a disporre una nuova perizia medico legale. L’esito della perizia è stato opposto a quella agli atti del processo spezzino: nessuna negligenza, imperizia od omissione era addebitabile al ginecoloco per quanto avvenne all’ospedale di Sarzana l’8 giugno 2010.

Lo stesso procuratore generale Pio Macchiavello ha chiesto l’assoluzione, premdendo le distanze dagli avvocati di parte civile. Lui, il dottore-imputato, dal 2012 in servizio all’ospedale di Massa, è soddisfatto dell’esito del processo. «Ma non è il caso di parlare di vinti o vincitori...il pensiero va al dolore di quei genitori che non hanno potuto crescere la loro creatura - dice al telefono - sono sempre stato convinto di aver fatto quello che c’era da fare. Una consapevolezza che, col sostegno dei miei cari e delle persone amiche, mi ha permesso di affrontare un percorso giudiziario che sapevo di non meritare ma che ho intrapreso con fiducia. Anche ora penso a quella creatura, alla mamma e al papà che non hanno potuto crescerla, privati della gioia che condivido con mia moglie nell’educare i nostri figli, entrambi venuti alla luce a Sarzana, il più piccolo nello stesso anno del dramma».