Giovani e violenza di genere. L’importanza del linguaggio

Il progetto ’L’otto marzo tutto l’anno’ presentato alle classi della Leopardi. Ceccarelli: "Proviamo a plasmare il pensiero dei ragazzi all’uguaglianza".

Giovani e violenza di genere. L’importanza del linguaggio

Giovani e violenza di genere. L’importanza del linguaggio

Un progetto contro gli stereotipi e il linguaggio giusto per contrastare la violenza sulle donne. Questi gli obiettivi della lezione ‘L’otto marzo tutto l’anno’, che ieri ha coinvolto le classi terze e seconde della scuola secondaria di primo grado Leopardi di Avenza. Una chiacchierata tra gli studenti e gli esperti di Cif e Pur, quelli che gli stereotipi e la violenza la combattono direttamente sul campo. Parliamo del centro antiviolenza ‘Donna chiama donna’ e del progetto ‘Uomini responsabili’. La scuola Leopardi dell’istituto comprensivo Menconi da parecchio tempo lavora sul progetto ‘Un anno di eventi’, l’attività con cui si avvicinano le nuove generazioni agli eventi più importanti del calendario, che vanno dall’integrazione (Giornata dei calzini spaiati), fino ad arrivare ai temi della violenza contro donne. E quella di ieri mattina è stata un po’ la fase conclusiva del progetto ‘L’otto marzo tutto l’anno’.

A parlare con i ragazzi del Cif c’erano Francesca Menconi, Simona Raimondi operatrice della casa rifugio e la coordinatrice del centro Babali Ghannou, mentre per il Pur è intervenuto Cataldo Scavuzzo. Presenti Alina Gijka della commissione alle Pari opportunità, la dirigente dell’istituto Menconi, Elsa Daniela Novelli, e Stella Chiodo, funzione strumentale dell’istituto. In occasione di questo incontro gli studenti hanno realizzato tutta una serie di sagome femminili con all’interno delle scritte riconducibili a stereotipi e pregiudizi. Un trampolino da cui partire per affrontare l’argomento in maniera più sistematica.

"Questi incontri con i ragazzi sono molti importanti perché li aiutano a confrontarsi tra di loro – spiega Francesca Menconi –. La condivisione aiuta a sensibilizzare, è un modo per comprendere gli altri con una visione critica. Gli incontri suscitano interesse e sempre nell’ottica della parità". "Abbiamo lavorato anche sui diritti conquistati nel tempo dalle donne – spiega Sara Pierotti, la docente che ha curato il progetto –, dal voto alla prima legge contro la violenza sulle donne. Invitare gli operatori a parlare con gli studenti fa capire loro che sul territorio esiste una rete, che sì è invisibile ma c’è".

"Si tratta di un percorso per plasmare il pensiero dei ragazzi all’uguaglianza – aggiunge Sara Ceccarelli, l’altra docente che si occupa di ‘Un anno di eventi’ –, si affrontano i temi insegnando loro la giusta terminologia, perché il linguaggio è fondamentale per combattere stereotipi e pregiudizi".

Alessandra Poggi