Gli orrori della Decima Mas. Così fu trucidato un soldato colpevole di essere partigiano

Fivizzano, un documento del 1944 attesta il modus operandi del “Battaglione Lupo“. Il ’diario’ dell’esecuzione di Rinaldo Tronconi con il paese diviso in due da posti di blocco.

Gli orrori della Decima Mas. Così fu trucidato un soldato colpevole di essere partigiano

Gli orrori della Decima Mas. Così fu trucidato un soldato colpevole di essere partigiano

La notizia dell’eccidio di Mommio, avvenuto il 4 e il 5 maggio 1944 in cui il Reparto Esplorante della Divisione Paracadutisti ’Hermann Goering’ trucidò 22 uomini dando alle fiamme il paese, gettò nella costernazione la popolazione di Fivizzano. Al punto che iniziò a serpeggiare una malcelata avversione nei confronti delle autorità del regime, in maniera crescente. Percependo la forte ostilità della gente e temendo rivolte, le gerarchie del tempo si adoperarono per far giungere da La Spezia reparti della X MAS. E nel caso specifico il Battaglione Lupo agli ordini del Comandante di Corvetta Corrado De Martino. Il reparto giunse a Fivizzano i primi di giugno e vi rimase fino al 9 luglio distinguendosi per ferocia e brutalità. Ben presto, la cittadina venne divisa in due: cavalli di frisia e posti di blocco erano istituiti nella centrale piazza Marconi e Fivizzano, come una piccola Berlino degli anni ’60 si trovò separata in “città entro le mura e città fuori le mura“.

Erano vietati gli assembramenti, proibito suonare le campane della chiesa, ai funerali solo prete, chierici e parenti stretti. Le porte delle case riportavano scritte le generalità di coloro che vi abitavano e sulla serratura dovevano essere sempre lasciate le chiavi. Il compito primario dei militari della Decima era dare la caccia ai partigiani, ai “banditi“ come li chiamavano. Ma da un cassetto dimenticato, torna alla luce un documento di grande importanza storica: un “Verbale di fucilazione“. La prova di come il famigerato reparto della R.S. I. si sostituì all’autorità civile, comminando esecuzioni capitali in autonomia, utilizzando i propri cappellani e medici militari per i conforti religiosi e la constatazione della sopraggiunta morte dei fucilati e ordinando poi sepoltura e registrazione dell’atto di morte ai dipendenti comunali. Le carte raccontano la triste fine di "Rinaldo Tronconi, di Giovanni e di Giannarelli Palmira, nato a Fivizzano e domiciliato a Monte dei Bianchi, appartenente a bande armate di ribelli colpevole di aver attaccato il 22 giugno con altri numerosi partigiani, un nostro piccolo reparto in località Posara di Fivizzano". Il drammatico scritto prosegue precisando che "alle 5 del 4 luglio ’44 il condannato è trasportato nei pressi del cimitero di Fivizzano dove il plotone d’esecuzione esegue la fucilazione mediante lo sparo di una salva di fucileria". Ma Tronconi non sarà il solo a conoscere in quest’angolo di Lunigiana la ferocia della X MAS. Il 23 giugno di quell’anno tre giovani partigiani - Bruno Mezzani 18 anni di La Spezia, Rino Battolini 19 anni di Vezzano Ligure, Pierino Cozzani 21 anni di Vezzano Ligure - tutti appartenenti alla ’Banda Marini’, vengono uccisi al Ponte di Spicciano, pochi chilometri da Fivizzano.

I cadaveri dei tre, portati in piazza Medicea, vennero lasciati esposti due giorni sotto il sole a monito per la popolazione, affinchè tutti comprendessero quale sarebbe stata la sorte per chi stava dalla parte della Resistenza. La risposta della gente di Fivizzano fu data durante le esequie dei tre giovani sventurati, i cui corpi avvolti in lenzuola di lino erano adagiati su barelle, quando una massa imponente di popolo - in aperta sfida al barbaro divieto - s’era raccolta per accompagnarli al cimitero. Si erano dati appuntamento per l’estremo saluto a quei "tre poveri ragazzi di La Spezia" di cui nessuno conosceva i nomi ma dei quali tutti avevano saputo dell’atroce fine. E quelli della Decima, di fronte a quella folla indignata, non esitarono a rimuovere il posto di blocco e a farla passare indenne per seguire i feretri.

Roberto Oligeri