Prosegue a suondi carte bollate la battaglia legale tra gli industriali del marmo e il Comune. I ricorsi fioccano come la neve e attaccano palazzo civico su tutti i livelli. Di questi giorni la notizia che all’ufficio Marmo sono arrivati cinque nuovi faldoni per comparire davanti al tribunale di Massa più una citazione della Successori Adolfo Corsi Marmi. Un totale di sei nuove cause legate all’attività estrattiva.
Gli altri sono stati firmati da Fb Cave, Montemaggiore, Escavazioni Marmi Tecchione,Escavazione Marmi Fossaficola ed Escavazioni Marmi Campanili. L’invito è quello di comparire davanti al Tribunale di Massa per l’udienza del 25 febbraio 2025, mentre la prima udienza della causa della Successori Adolfo Corsi è fissata per il 14 aprile, sempre del prossimo anno. Tutti loro chiedono l’accertamento del diritto di livello perpetuo o enfiteusi perpetua quale diritto reale di godimento vantato dalle aziende sugli agri marmiferi del Comune.
Attualmente al Tribunale di Massa pendono ventidue cause instaurate fatte da altrettante cave per ottenere il riconoscimento dell’enfiteusi, più i ricorsi al Tar e quello per i beni estimati portato all’attenzione del Consiglio di Stato dalla sindaca Serena Arrighi che ha presentato ricorso sulle sentenze del Tar. Chi fa causa per il riconoscimento dei beni estimati, chi contro l’articolo 21 del regolamento degli agri marmiferi e chi per vedersi riconoscere l’enfiteusi perpetua. Contenziosi su contenziosi che pesano sulle tasche dei contribuenti: tant’è che il Comune ha dovuto creare un fondo imprevisti denominato ‘spese legali settore lapideo’, perché anche in questo caso palazzo civico non ha potuto contare sull’avvocatura interna, e trattandosi di una materia complicata e specialistica si è dovuto rivolgere ad un legale esterno competente in materia. Anche stavolta la scelta è ricaduta sullo studio legale fiorentino Lessona di Stefano Iaria. Per le cause del 25 febbraio il compenso del legale sarà di 22mila e 500 euro, mentre per quella del 14 aprile serviranno 4mila e 500 euro, per un totale comprensivo di 27mila euro, che oneri e iva inclusa diventano 34mila e 257 euro. Insomma nonostante la sindaca e gli industriali di recente abbiano provato a ricominciare un dialogo, quello del tavolo del marmo, interrotto dalla sindaca Arrighi nei mesi scorsi a seguito dell’ennesima citazione davanti a un giudice, i titolari di cava continuano con le carte bollate.