
I migranti di ieri e di oggi. Storie di viaggi per vivere
Il 20 febbraio siamo andati al Museo dell’emigrazione della gente di Toscana, all’interno del castello di Lusuolo, Mulazzo. Ci siamo andati perché abbiamo studiato le migrazioni tra ’800 e ’900 e perché quella storia ci riguarda. L’uomo ha sempre avuto la necessità di spostarsi, per diversi motivi; nell’800 il principale era fare fortuna, o trovare un lavoro, in Europa o nelle Americhe. O nel Nord Italia, come nel caso dei braccianti stagionali e degli ambulanti, detti “rivenditori di minute cose”, come ci ha spiegato Eleonora Bazzali di Sigeric, la cooperativa che cura le visite a museo e castello. Gli ambulanti si spostavano a piedi con le gerle o con la bicicletta, con cui partivano ad aprile e tornavano a novembre. Un esempio molto famoso sono i librai ambulanti di Mulazzo.
Ma si davano da fare solo gli uomini? No! Nella prima metà del ’900 i maschi andavano in guerra e, tornati feriti, non trovavano più un lavoro. Perciò è toccato alle donne prendere in mano la situazione. Un esempio sono le “barsane”, donne che da Bagnone andavano nel bresciano a vendere maglioni fatti a mano (la loro storia è raccontata a fondo al Museo Archivio della Memoria di Bagnone). Negli anni Venti e Trenta il governo italiano decise di limitare gli spostamenti all’estero, in particolare verso il Nuovo Mondo, con diverse leggi sull’emigrazione. In quegli anni, inoltre, molti fuggivano dalle persecuzioni fasciste andando nelle Americhe e in Francia, dove si formavano gruppi antifascisti.
I lavoratori che volevano stabilirsi in questi Paesi cercavano lavoro nell’industria e nei servizi (nella ristorazione, ad esempio); giovani con pochi anni più di noi si davano da fare, soprattutto nel lavoro nei campi, per spedire i soldi a casa e, una volta tornati, comprarsi il “pezzo di terra”. Di questa storia senza fine siamo parte anche noi. Basta l’appello per capirlo. E che sia immigrazione o emigrazione dipende solo dalla parte da cui si guarda. Abbiamo fatto un’indagine sulle migrazioni familiari, da noi fino ai nonni. Un piccolo studio, forse con qualche valore statistico (siamo l’unica 3a media del Comune). Ne è emerso che l’immigrazione in Lunigiana (non solo Mulazzo) è più sviluppata dell’emigrazione. È ovvio che il dato riguardi soprattutto i nostri nonni, tra cui vi sono 32 immigrati e 13 emigrati; tra i nostri genitori sono 20 gli immigrati e solo uno ha dovuto temporaneamente emigrare; tra di noi, naturalmente, nessun emigrato e 2 casi di immigrazione, di cui uno recentissimo.