I Paladini: "Compensazione? No grazie": "Va detto solo no all’ampliamento del porto"

L’associazione interviene sull’adozione del Paav e la richiesta del sindaco. "Il danno c’è già, perchè rischiare di averne uno più grande"

I Paladini: "Compensazione? No grazie": "Va detto solo no all’ampliamento del porto"

Le conseguenze delle mareggiate e dell’erosione nella zona della Torre Fiat

No all’ampliamento del porto di Carrara e no a qualunque compensazione. Ecco perchè i Paladini Apuoversiliesi, che da tanti anni si battono (talvolta da soli) per salvaguarare la costa massese, sono contrari al Piano dell’arenile adottato dal consiglio comunale di Massa. "Prima della presentazione – afferma la presidete dell’associazione Orietta Colacicco – il sindaco Persiani ha anticipato che il piano ha dovuto tenere conto dell’erosione costiera causata dal Porto di Marina di Carrara a partire 1922 e di fronte all’ampliamento previsto nel nuovo Piano regolatore portuale l’amministrazione chiederà una compensazione di 47,8 milioni di euro pari al 10% del preventivo delle opere. I Paladini, pur comprendendo lo spirito della proposta, non sono d’accordo. L’idea del sindaco va nelle direzione delle imposte ’pigouviane’ che ci aveva indicato il professor Carlo Cottarelli già dal 2022. In pratica, secondo il premio Nobel Pigou, quando un’opera può ledere l’ambiente devono essere applicate a priori delle imposte così alte da scoraggiarne la realizzazione. A nostro avviso comunque l’importo di 47,8 milioni non sarebbe comunque sufficiente, perché se è vero che noi avevamo calcolato circa 40 milioni per il solo ripascimento, a questo importo andrebbero aggiunti gli investimenti necessari per le opere di difesa, necessarie, come aveva anche affermato il professor Mauro Rosi nel corso del convegno spettacolo da noi organizzato al teatro Guglielmi".

"Ma il punto è un altro – continua Colacicco –. Si può valutare la situazione attuale ma non si può sapere che cosa succederebbe se il porto fosse ampliato, in particolare se fosse prolungato di 450 metri il molo di sopraflutto, cioè la diga foranea o banchina Taliercio, per cui è anche aperta una procedura di assoggettabilità a Via (Valutazione di impatto ambientale), prima ancora che il piano regolatore sia approvato. Noi usiamo il condizionale perché il piano non è approvato, manca il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, poi l’approvazione sarà di competenza del ministro Salvini. Tornando alla compensazione, secondo noi si può compensare un danno già subito, ma non un danno presupponibile. Di quanto? Quegli eventuali 47,8 milioni potrebbero essere anche vanificati. E perché se abbiamo un danno vogliamo rischiare di crearne uno più grande? Senza contare che, come è stato richiamato in consiglio, bisogna fare i conti anche con il cambiamento climatico. In 100 anni il fenomeno erosivo è aumentato, è arrivato sino a Forte dei Marmi. Ora che cosa si vuole? Che le esondazioni di novembre 2003 diventino una costante? Il geologo Piccinini è stato chiarissimo. Causa scatenante del fenomeno è stata la realizzazione del porto di Carrara, facendo riferimento a una ricerca e a un saggio del Cnr del 1940. Secondo Piccinini, il saccheggio del Magra e il minor apporto di sedimenti da parte dello stesso, come pure alcune opere non idonee, possono aver influito sul fenomeno erosivo, ma non c’é dubbio sul fatto che la causa vera è il porto. E’ quanto diciamo noi da sempre, ecco perché secondo noi qualunque compensazione non può essere accolta. Sappiamo che cosa è successo a Marina di Massa, Ronchi e Poveromo".

"Il professor Pietro Lunardi, già Ministro delle Infrastrutture – ricordanoi Paladini – aveva sottolineato che se si volesse intervenire per salvare il salvabile, sarebbe necessario “congelare assolutamente qualsiasi ampliamento del porto di Carrara da un lato, dall’altro lato lavorare su un serio Modello fisico idraulico in scala ridotta a fondo mobile, per studiare scientificamente gli interventi realmente necessari per bloccare l’attuale erosione in corso con interventi che potrebbero comprendere parzialmente opere di ripascimento affiancate a soluzioni anche strutturali“. Invece viaggiamo al buio, mettendo a rischio non solo le sorti della costa massese, ma anche di quella di Montignoso e Forte dei Marmi".